Poco più di tre mesi fa riferivo qui del sobrio diario con il quale "Fraternities OP", pagina ufficiale Facebook delle Fraternità laiche domenicane ( bit.ly/3IZas5y ), stava accompagnando il decorso post-operatorio di fra Timothy Radcliffe dopo il difficile intervento per un cancro alla mascella. Due giorni fa quel diario ha potuto annunciare un «inizio meraviglioso della Novena di Natale»: il seguitissimo predicatore, già maestro generale dei Domenicani, ha pronunciato nuovamente un'omelia, durante la Messa del Convento dei Blackfriars a Oxford dove vive. In un altro luogo digitale, il canale YouTube "Godzdogz" ( bit.ly/3GYElRP ) dei frati-studenti della Provincia inglese, la si può gustare, dal minuto 11 del video della Messa. Fra Radcliffe è in buona forma, e si può dire che ha scongiurato quell'invalidità che egli, umanamente, aveva detto di temere più della morte: cammina senza più l'aiuto del bastone e parla il suo bell'inglese così chiaramente che i sottotitoli automatici del video ci restituiscono l'intera predica senza alcuna incertezza interpretativa. Ma l'attenzione va dritta alle sue parole, che, come osserva Robert Mickens su "La Croix international" ( bit.ly/3ekdOSN ), «sono tanto più straordinarie perché l'uomo che le ha offerte ha appena vissuto una prova di salute estremamente dura». Radcliffe contrappone alla disperazione di questo tempo – «non è solo Omicron, ma la sensazione che la storia non stia andando da nessuna parte», dice – il dovere cristiano di condividere la nostra speranza: «La speranza e la disperazione sono contagiose. E ognuno di noi sceglie se essere una fonte di speranza o una fonte di disperazione». E, come si conviene in un'omelia di fine Avvento, ci esorta a sperare in quel Dio che in Gesù adempie le sue promesse, e a farlo ora, concretamente: «Non procrastiniamo. Agiamo oggi. Chi sono le persone a cui devo chiedere perdono, oggi? Chi sono le persone a cui tendere la mano con gentilezza? Non c'è tempo da perdere».