In Rete l'altra, tragica notte: la veglia operosa che ci aspetta
mercoledì 21 dicembre 2016
Giusto qualche giorno fa, facendo qualche conto sui post di argomento religioso che registro ogni giorno, rilevavo come nelle scorse settimane la sezione “religione che divide” si fosse acquietata intorno al 10%, salvo un breve picco nei giorni dell'attentato alla cattedrale copta del Cairo. Sotto questa voce classifico infatti tutte le notizie in cui la religione appare il pretesto per l'esercizio della violenza, e si sa che, malauguratamente, le cronache da Aleppo o dalla Nigeria non mobilitano l'opinione pubblica – neppure quella ecclesiale – quanto l'assassinio in diretta di un ambasciatore o, ancor più, un autotreno che travolge i mercatini di Natale nel cuore dell'Europa.
Tra le prime reazioni, mi raggiunge quella dell'amico Luca Grasselli, che infatti raccoglie un numero significativo di consensi. Nell'altra, tragica notte si rivolge, con un tweet di una sola riga, alla figlia piccola, Giada (nome di fantasia): «Dormi, che è un brutto mondo». E qualcuno commenta: «Non dormire, che è un brutto mondo». Mi torna in mente «nostra figlia» Marta Baggiani, la giovane studiosa di Scienze internazionali che all'indomani della strage di Nizza scrisse un post, divenuto famoso, nel quale dichiarava di non volerla dare vinta alla paura contro la libertà, a costo di rischiare di morire in un attentato. Anche Giada è nostra figlia. E allora, che fare? La lasceremo dormire, come le spetta di diritto alla sua età. Ma a noi tocca una veglia operosa. Ce lo insegna la parola di un martire, Dietrich Bonhoeffer, riproposta dopo l'altra, tragica notte da “Vino Nuovo” ( tinyurl.com/gtzw84s ): «Ci sono uomini che (...) credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si sottraggono nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della vita, per la ricostruzione, per le generazioni future. Può darsi che domani spunti l'alba dell'ultimo giorno: allora, non prima, noi interromperemo volentieri il lavoro per un futuro migliore».
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