Mi è piaciuto l’ultimo post di Lucia Graziano sul suo longevo blog di «storia e folklore» (spesso religioso) “Una penna spuntata”, intitolato «E mo’ che è ‘sta storia dell’orco in Vaticano?» (tinyurl.com/2p3rkmpe). Offre strumenti di comprensione non pregiudiziale di un piccolo fatto di cronaca di cui è stato protagonista papa Francesco e insieme fornisce alcune indicazioni di metodo per affrontare, in Rete, argomenti di cui non siamo esperti; il tutto condito con l’abituale humour, che non appiattisce in battuta le questioni centrali ma relativizza quelle più marginali. Si parla del dono fatto al Papa, dalla direttrice del World Food Programme delle Nazioni Unite Cindy McCain (in udienza lo scorso 5 ottobre), di «una statuina di legno con un mostro nero che regge in mano un coltellaccio insanguinato», rivelatosi «un katsintithu, ovverosia una rappresentazione artistica» proveniente dai nativi americani Hopi e collegata ai “loro” spiriti Katsina.
Le reazioni di qualche sito e blog antimoderno, di quelli che non perdono occasione per screditare l’attuale pontificato e, in questo momento, il Sinodo che egli ha convocato, sono state di scandalo. Si è subito è messo in campo un arduo parallelo con il penultimo Sinodo, quello sull’Amazzonia, e il ruolo della statua della Pachamama: rimando, a modo di esempio, al post del 7 ottobre, aggiornato il 10, dello statunitense “Fr. Z’s Blog” (tinyurl.com/3zf7pzdj). Graziano premette che si è andata a leggere «tre o quattro testi accademici» sulla materia, che non conosceva. Ed è la prima lezione: innanzitutto documentarsi. Poi descrive con dovizia di dettagli di cosa si tratta: non un idolo ma una sorta di giocattolo educativo, rappresenta una figura paragonabile al pauroso Krampus che, secondo la tradizione alpina, accompagna San Nicola quanto porta doni ai bambini.
Ed è la seconda lezione: per capire ciò che non conosciamo è utile trovare un parallelo con ciò che conosciamo. Da ultimo fornisce una «personalissima chiave di interpretazione» su cosa potrebbe collegare questa figura alla funzione istituzionale di McCain, che si occupa di problemi alimentari mondiali ed è la latrice del dono, pur serbando legittime riserve sulla sua opportunità. Ed è la terza lezione: prima di pensare male di un gesto, proviamo a capirne le buone intenzioni.
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