Eccessi. In pagina su Chiesa e dintorni, oltre i limiti di mezzi usati, di informazione e competenza di giudizio. Ieri per esempio un Editoriale del "Foglio" (p. 7): «Il ripudio della guerra santa in ogni sua forma, anche in quella delle crociata, paralizza oggi la chiesa e consegna la sua beatitudine spirituale a una condizione di impotenza"». Che dire? Qui una sola cosa: forse è la stessa benedetta impotenza manifestata una volta, nell'Orto degli Ulivi, da Colui che ordinò a Pietro di riporre la spada nel fodero. È un discorso, ovviamente, che suppone la fede in Quello là. Su "Europa" invece, ancora p. 7, in un discorso pacato sulle cifre delle udienze pontificie del 2008 si cita con condivisione la tesi secondo cui «la Chiesa non sa parlare ai fedeli», aggiungendo la constatazione di «un abisso tra ciò che si dice e ciò che si fa». A pensarci bene, messa così, è roba che dura da 2000 anni, e se è vero " citato subito dopo " che nonostante tutto «nel mondo c'è grande domanda di spiritualità», va ricordato che almeno i credenti dovrebbero sapere che in ultima analisi sopravvivenza e salute della Chiesa come tale, Popolo di Dio nella storia, non è garantita dai nostri studi sulla comunicazione, ma " tornando al tema di sopra " da Qualcun Altro cui fare spazio. Ultimo eccesso? Per "Repubblica" (p. 1) siccome su questo giornale si è parlato con chiarezza responsabile anche di omosessualità e vita sacerdotale, è ora che «cada il tabù»! Da 2000 anni, ogni giorno, nella Chiesa si parla anche pacatamente e con chiarezza di ciò che la fede identifica come "peccato", ma i comandamenti non "cadono""
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