Meravigliosa la prima ora del mattino quando il vento passa a cancellare la notte e le piante scuotono, con l'ultimo brivido, il freddo mentre danno alla luce le nuove foglie d'aprile. Se cammini nei viali della città quando non c'è ancora nessuno senti l'umidità che sale dalla terra come un sospiro perché non sa ancora cosa le porterà il giorno. È l'ultimo attimo di silenzio e di pace prima che le notizie dal mondo ci costringano a conoscere le povertà, le delusioni e le guerre che non danno respiro. Ma dobbiamo saper combattere per la vita, la pace, la bellezza anche quando le strade che ci conducono sono scoscese, difficili. E sembrò questo il tema dell'ultimo Convegno promosso dalla Federazione solidarietà popolare assieme al Comitato per la civiltà dell'Amore. Non è facile parlare oggi di civiltà e di solidarietà davanti a una crisi che coinvolge la nostra Europa che è stata per secoli luce del pensiero, forza della giustizia, coraggio di iniziative per la libertà. Il nostro mondo sente sempre più forte il grido disperato di chi non ha prospettive di vita e vede con preoccupazione la fuga continua dai Paesi poveri e ha paura. Come sconfiggere la tragedia delle migrazioni, è la domanda che il mondo cristiano fa a sé stesso. Le risposte deludenti dei Paesi liberi sono i fili spinati lungo quelle frontiere che anni fa erano lasciate aperte in un progetto di solidarietà e di lavoro comune. Le micro-imprese che fino a oggi sono state portate avanti dal volontariato non sono più sufficienti per fermare il grande esodo e la nostra società messa di fronte a un problema maggiore del previsto può salvare se stessa e i popoli d'Africa con proposte più concrete. Incomincia infatti a essere operativo il Fondo fiduciario Ue istituito dal presidente J. C. Juncker e già condiviso da tutti i 28 Stati dell'Unione e dai Paesi africani. Creare sul posto possibilità di vita è l'unica via per fermare un arrivo senza fine di gente disperata che immagina di trovare in Europa una nuova patria e trova invece campi di raccolta dove è appena possibile sopravvivere.Migliaia di giovani africani costretti a un esodo pieno di insidie e di incerte speranze ci chiedono di prendere atto dei loro problemi e di non attendere solo l'impegno istituzionale per un possibile piano di sviluppo. E qui viene alla memoria il piano Marshall che permise all'Europa di risorgere dopo una guerra devastante. Oggi è necessario anche l'impegno personale di politici, imprenditori, e uomini di chiesa per fermare questa crisi che ha in sé la tragedia di un terzo conflitto mondiale.
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