In coincidenza con l'inizio della Quaresima le istituzioni ecclesiali hanno scelto i canali digitali per battere un colpo, anzi due, in tema di martirio contemporaneo dei cristiani. La strada percorsa da Francesco attraverso l'appuntamento mensile della videointenzione di preghiera, prodotta e diffusa a cura della Rete mondiale di preghiera del Papa ( tinyurl.com/y6fsmod5 ), è quella di ribadire con chiarezza che, tanto «in Paesi che in teoria e sulla carta tutelano la libertà e i diritti umani», quanto e a maggior ragione «laddove la libertà religiosa non è garantita», vi sono cristiani martiri, «perseguitati perché dicono la verità e annunciano Gesù Cristo a questa società». Come sempre è importante, davanti a questi messaggi, non disgiungere le parole dalle immagini. Qui si vedono una piccola chiesa che è stata oggetto di violenze e alcune persone, perlopiù donne, che si adoperano per rimetterla in sesto. Tutto, opportunamente, ridotto all'essenziale, oltre che difficilmente collegabile a uno specifico contesto di persecuzione, ma non meno efficace. Più articolata la comunicazione organizzata dalla Fondazione Missio in vista della 27a Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, in calendario per il prossimo 24 marzo ( tinyurl.com/y568ggjb ). Poiché il tema della giornata è «Per amore del mio popolo non tacerò», ecco la scelta di quattro popoli – ucraino, congolese, yemenita e venezuelano – che subiscono «situazioni di oppressione per cui siamo invitati, come cristiani, a non tacere». Per ciascuno di essi – oltre che per monsignor Romero, protagonista obbligato di uno “speciale” – sono offerti un'immagine, un testo e un video da postare e condividere settimanalmente, in giorni stabiliti, su Facebook e Instagram (o dove si vuole). Una vera e propria «missione digitale», se è vero che la denuncia di tali situazioni fa parte, storicamente e non da oggi, di ciò che caratterizza i missionari, e che sovente tale denuncia è costata loro il martirio.
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