La Chiesa cattolica degli Stati Uniti sta per celebrare a Indianapolis, dal 17 al 31 luglio, il X Congresso eucaristico nazionale. Si tratta di uno tra gli eventi culminanti di una grande e capillare mobilitazione che i vescovi statunitensi hanno promosso dal 2022 al 2025 per suscitare un «Risveglio eucaristico nazionale». Una visita al sito dell’omonimo movimento ( https://shorturl.at/sQLSW ) può dare l’idea della sua ampiezza, e naturalmente dell’utilizzo anche delle vie digitali per diffondere le varie iniziative. Si inserisce con una sua originalità in questa dinamica la serie di video «Sulla strada di Emmaus con il vescovo Boyea», che il pastore della diocesi di Lansing ha diffuso a partire dal Corpus Domini 2023, dandosi il tempo di un anno per concluderla (anche se in realtà proseguirà almeno fino ad agosto). Monsignor Earl Boyea ha 73 anni. Ha studiato alla Gregoriana ed è vescovo dal 2002, quando Giovanni Paolo II lo nomina ausiliare a Detroit, nel Michigan; sei anni dopo Benedetto XVI lo trasferisce a Lensing, diocesi suffraganea. Joseph Pronechen, che gli ha dedicato di recente un servizio sul “National Catholic Register” ( https://shorturl.at/oioLy ) tradotto interamente in italiano da “Korazym” ( https://shorturl.at/oU0SC ), riferisce che questa non è la prima serie annuale di video del vescovo Boyea: egli è sensibile all’«uso dei media come strumento di evangelizzazione» e ha ricevuto di recente diversi premi, tra cui il titolo – conferito dalla Catholic Media Association – di «giornalista multimediale dell’anno».
Belli i video su YouTube
Il numero di 300mila visualizzazioni che il post citato enfatizza nel titolo per attestare la popolarità di questi filmati va ridimensionato: ciò che nel testo stesso si lascia intendere aggiungendo l’aggettivo «totali». Di fatto si deduce dal canale YouTube della diocesi ( https://shorturl.at/0zEYa ) una media di 6mila visualizzazioni per ciascun video, con qualche punta intorno alle 10mila. Ed è un peccato, perché i video del vescovo di Lansing sono davvero di ottima qualità. Si tratta di vere e proprie catechesi sulla messa: i momenti, i segni, le preghiere, le posture del corpo. Hanno cadenza settimanale, durano tra i 5 e i 10 minuti e sono ambientati nella cattedrale. Li ha evidentemente prodotti lo staff diocesano delle comunicazioni sociali: le riprese sono fatte da due telecamere, in modo da variare le inquadrature e sono presenti degli inserti video. Con, talvolta, delle testimonianze: la puntata n. 29 è incentrata su quella, molto toccante, di un prete che ha perso il fratello (prete anche lui) e parla della morte dei propri cari e della comunione dei santi. Ma non c’è dubbio che il loro punto di forza sia la capacità comunicativa di monsignor Boyea: le espressioni chiare che sceglie, la lentezza nel pronunciarle (ci sono anche i sottotitoli), la tonalità della voce, sono accompagnate da un volto autorevole e affidabile, capelli bianchi e sguardo penetrante, ma al momento giusto anche un rassicurante sorriso.
Quelle sfide a impegnarsi
A dichiarare senza mezzi termini la pratica che il vescovo e i suoi collaboratori hanno dell’ambiente dei social media c’è la “sfida” (challenge) con la quale molti dei video “Sulla strada di Emmaus” si concludono. Diffuse soprattutto tra i ragazzi, finalizzate in genere a moltiplicare il traffico, attraverso la condivisione dei relativi filmati, sull’account di chi le lancia e su quelli di coloro che le raccolgono, le sfide che diventano più note sono anche quelle più pericolose, compreso il rischio della vita. Niente di tutto questo nelle proposte di monsignor Boyea, che declina con un termine moderno e, appunto, “sfidante”, un impegno (di preghiera, di lettura, di azione) che ha a che fare con la catechesi di ciascuna settimana. Un “buon proposito”, si sarebbe detto un tempo. Qualche esempio: leggere gli scritti di alcuni padri della Chiesa sull’eucaristia (settimana n. 50, sull’Agnello di Dio); individuare una persona distante da noi o addirittura estranea e cercare di riconciliarsi con lei (settimana n. 46, sul segno della pace); fare un profondo inchino durante il Credo ogni volta che si dice insieme: «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria…» (settimana n. 13, sulla Parola di Dio nella messa). Nulla di pericoloso, come si vede, né per il corpo né, tantomeno, per lo spirito. Ma indubbiamente efficace per provare a radicare un po’ di più quanto si è appena appreso attraverso uno strumento estremamente volatile come un video digitale, magari fruito attraverso uno smartphone.
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