venerdì 12 aprile 2013
S'è aperta la ferita chiarissima dello sguardo tra le palpebre. Il vecchio Simeone ha accolto l'offerta dei due sposi. Due tortore, come si prevede sia per chi non ha granché. Non un capretto, non un animale grosso. Ma il vecchio non le ha neanche guardate. Di solito mormora tenendo gli occhi socchiusi. E il capo basso. Compie molte volte questo rito, girando tra i villaggi e i paesi. Ma ora che ha visto il bambino portato alla circoncisione, ha sollevato il viso, ha aperto di più le palpebre. Come se stesse vedendo qualcosa che non s'aspettava. Qualcosa dalla sabbia dei secoli, dai fantasmi del tempo. Qualcosa da tutta la nenia di parole mormorate nelle preghiere. Dai soffi di caldo nei deserti. E ai due sposi ha detto cose che loro non hanno compreso lì per lì. Ma hanno compreso che il vecchio Sacerdote ha tremato nella voce. E mentre se ne stavano lì con le due tortore in mano e il bambino che piangeva, hanno sentito il canto di un vecchio fedele, di uno struggimento del cuore, di un uomo che può lasciare andare il respiro, gli ormeggi della vita. Uno che può dire al cielo «Ora lascia che il tuo servo vada in pace, perché ho visto…». Come se chi doveva venire, l'atteso, sia finalmente arrivato.
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