Con giusta ragione, l'assoluta novità dei “due Papi” in Vaticano, l'uno regnante e l'altro emerito, progettata e realizzata nella pace (cioè non rivendicando l'uno contro l'altro la legittimità dell'esercizio del primato petrino), ha sollecitato, sin da quando si è profilata, l'attenzione dell'opinione pubblica, non solo ecclesiale, e la creatività di noi giornalisti.Così, dal 23 marzo 2013, data del loro primo incontro, in avanti, tutte le occasioni in cui i due si sono accostati, fisicamente o nelle parole dell'uno e dell'altro, hanno moltiplicato l'attenzione alle cronache ecclesiali. È successo anche nei giorni scorsi, su due eventi che hanno goduto di un risalto parimenti notevole sulla Rete sebbene fossero separati da una distanza siderale. Da un lato c'è una lunga conversazione di Benedetto XVI. Risale a qualche mese fa ma ora è stata resa disponibile al vasto pubblico (in un volume e su “Avvenire”, nonché sui media vaticani), e contiene molte e significative parole a proposito della “linea della misericordia”, sulla quale egli indica, con suor Faustina e Giovanni Paolo II, anche i “due Papi”: sé stesso (implicitamente) e Francesco. Dall'altro lato la costruzione, nella cripta della basilica di San Pietro, dove sono stati sepolti tutti i Papi del Novecento, di una nuova tomba. La sua immagine, attraverso il web, pare abbia rapidamente fatto il giro del mondo – e con essa l'immaginazione, che naturalmente è corsa subito ai “due Papi”: a quale dei due sarà destinata?Non che ciascuno dei due eventi, per la sua parte, non meritasse comunque attenzione: una lezione di Benedetto sulla misericordia avrebbe avuto rilevanza anche se il suo successore non si fosse in alcun modo identificato in essa, e la comparsa di una tomba vuota sotto San Pietro avrebbe incuriosito anche se fosse stato uno solo il candidato a occuparla. Ma mi pare evidente che, se queste due notizie hanno volato e non solo camminato, è perché consentivano di esibire, ancora una volta, la novità dei “due Papi”.
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