mercoledì 28 dicembre 2011
I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto.

Dopo aver amato Leopardi nella mia adolescenza per la sua straordinaria poesia, molti anni più tardi ho imparato a conoscerne un altro profilo leggendo il suo Zibaldone, uno specchio della sua anima, dei suoi tormenti, delle sue insofferenze e ostilità. Sono pagine spesso roventi nella loro essenzialità e, in quest'anno trascorso insieme, ne abbiamo offerto più volte squarci ai lettori. È ciò che faccio per l'ultima volta oggi, nella festa dei Santi Innocenti, vittime della crudeltà e brutalità degli adulti; e ben sappiamo quanto fitta sia la folla degli Erodi che s'insinua nelle case, nei parchi, tra i giochi dei bambini e persino nelle chiese. Ora, però, il poeta di Recanati ci invita a una più lieve ma sempre seria riflessione.
Tutti abbiamo provato talvolta a osservare un piccolo che gioca o che si fissa su un particolare minimo della natura: la realtà più semplice si trasfigura ai suoi occhi in un microcosmo in cui egli è ospite e signore, immerso nel suo desiderio di scoprire e sviscerare. Egli trova veramente il tutto in un nulla. Proprio al contrario della nostra superficialità di adulti che passa in mezzo a un mondo di meraviglie, a presenze luminose, con l'indifferenza di un mercante che calcola solo costi e ricavi, rischi e vantaggi. Il tutto, col suo mistero immenso, sembra a molti solo un campo di esercitazioni per filosofi o predicatori. Anche in questo senso ha valore la lezione di Gesù a «diventare piccoli» per saperci stupire e per scoprire la grandezza di ciò che vediamo, incontriamo, sperimentiamo. Nel terreno della storia potremmo trovare anche noi – come diceva il poeta Mario Luzi – «il bulbo della speranza… in attesa di fiorire alla prima primavera».
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