Avete mai provato a seguire interi film con il traduttore automatico di YouTube? Può essere una vera esperienza e un avvincente tour de force quanto mai stimolante per la nostra immaginazione: costruirsi autonomamente un proprio film da una pellicola vista "in modo ortodosso" ormai da milioni di persone. Recentemente ho rivisto ad esempio l'edizione originale di The Big Brother con i sottotitoli generati automaticamente dal programma. Pure non si è trattata solo di una godibile esperienza ludica, ma qualcosa di prossimo alle forzature che, negli anni 20 dello scorso secolo, facevano i surrealisti con i romanzi (Nadja di Breton, ad esempio) o con le prime sperimentazioni con il cinematografo usato in modo creativo da Salvator Dalì e Luis Buñuel. Ma vi faccio un esempio. Ci sono i due protagonisti del film, lei e lui, innamorati e alla ricerca di un gruppo di resistenza di fronte all'orwelliano Grande Fratello. Nella penombra del tramonto, lei, profondamente turbata e al contempo felice di parlare, si rivolge a lui e, sospirando, gli dice: "Caro, credo sia giunto il momento che noi facciamo un cigno".
Lui l'abbraccia e, in lacrime le dice: "Sì. Facciamo un cigno"! Il film va avanti così, tra sconnessioni sintattiche e prodigi linguistici. E giocare con la lingua aiuta a capirci («L'inconscio è strutturato come un linguaggio», J. Lacan).
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