Si tramanda che era consuetudine dei Padri del Deserto accogliere i loro ospiti in silenzio. Quando si presentava qualcuno per la prima volta, non gli rivolgevano la parola. Lo ricevevano con quella disponibilità radicale che è rappresentata dal porsi davanti all'altro in silenzio. Spiegavano così la loro usanza: «Se per lui non è edificante il mio silenzio, non c'è speranza che lo siano le mie parole». Va riposta maggiore fiducia nelle possibilità del silenzio: è uno strumento prezioso per l'edificazione della vita spirituale. Nel silenzio si ode il silenzio. Per questo l'orante è come l'alpinista: non lo spinge la brama di scoprire ciò che si trova sulla montagna, ma di ascoltarla, di ascoltare la sua vibrazione millenaria, le sue stratificazioni geologiche, la sua musica sommessa, la sua presenza sommersa, altrettanto reale quanto quella che i nostri occhi possono vedere, il suo mistero. L'orante è come il sommozzatore: il suo vero stupore non sono i dettagli, ma il paesaggio sottomarino in sé, di cui possiamo anche parlare ma che non capiremo mai senza scendere nelle profondità. Nel silenzio nasce qualcosa che ci attrae al silenzio. Che Dio ci conceda di accogliere ciò che nasce dal suo silenzio.
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