martedì 8 gennaio 2019
«Sulla beltà s'accanisce/ E di che prede gioisce/ Crudele: Eva Euridice/ Cleopatra-e/ ne so ancora due o tre». Versi giocosi, questi di Guillame Apollinaire, importante poeta francese (di sangue polacco) del primo Novecento. In un poemetto orchestrato su poesie brevi come quella che qui leggiamo, un intero mondo animale si racconta, dalla capra del Tibet al gatto, dalla pulce al cavallo. E in questa specie di Arca Noè, in questo poemetto intitolato Canzoni per le Sirene, una sorta di incanto svela con semplicità ed eleganza verità sapienziali. Di colpo ci rendiamo conto di come il serpente sia sempre associato alla bellezza femminile, alla bellezza di donne leggendarie. Eva è tentata dal serpente, e da quel momento ha inizio una storia che muta il mondo. Euridice, la giovane sposa di Orfeo, il poeta e cantore che affascina ogni creatura, muore appena morsa da un serpente: e da quella morte nascerà la straordinaria storia d'amore del poeta che scende all'Ade per riportare in vita, alla luce, la donna amata. Cleopatra è la splendida regina di un impero ormai decadente, l'Egitto dei Faraoni e delle divinità auree e solari: e la sua storia, la relazione amorosa con un potente triumviro del nascente impero romano, che coincide con un cambiamento del mondo, la porterà al suicidio con un aspide. Serpente, fatale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI