domenica 26 agosto 2012
«Nella modernità la fiducia illimitata nella tecnica si è andata imponendo come una sorta di pensiero onnipotente che ha portato al disincanto del mondo, cioè al processo attraverso cui la storia si libera delle forze, delle seduzioni e delle casualità della magia e della religione. Eppure, mentre lo prendiamo d'assalto, l'infinito riappare (…)». Limpidissima e necessaria riflessione di Marco Dell'Oro su una questione centrale del nostro tempo. Leggendola mi pare di veder riaffiorare l'infinito nella sua potenza, farsi strada nelle pieghe del quotidiano, facendo finta di niente, certo della sua evidenza, letteralmente infinita, con buona pace di chi finge di non accorgersene. Un capolavoro come Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders tanti, tanti anni fa, quando esisteva ancora il Muro, e la Cortina di ferro, ci faceva vedere il percorso degli angeli, tra cielo e terra. Non sto scrivendo un pezzo per cinefili o intellettuali, sto parlando del mondo metafisico che entra nelle sale cinematografiche piene di gente pagante, come ai tempi di De Sica e Rossellini. Fatti probanti: la pianificazione del mondo operata per distruggere il senso dell'infinito rivela la sua suprema stupidità di fondo. Essendo, l'infinito, il rovello e il dramma anche del non credente onesto, spesso più vivo e anelante del credente conformista.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: