Quello che oggi è un giovane pieno di fuoco farebbe un balzo indietro, inorridito, se potesse vedere il ritratto di se stesso quando sarà vecchio. Portate, allora, con voi lungo la via tutti i moti generosi dell'animo, non li abbandonate lungo il cammino.
Nei giorni scorsi ho incontrato una nota attrice che nella mia memoria conservava ancora il volto perfetto che da giovane avevo visto brillare nei suoi film o in televisione. Ora quei lineamenti erano appena riconoscibili sotto il velo del tempo: lei stessa mi confessava con semplicità di non aver mai pensato allora che lo specchio avrebbe, a distanza di anni, riflesso un viso così diverso. C'è, però, chi vive questa evoluzione naturale con orrore e si aggrappa disperatamente al bisturi del chirurgo plastico, ripetendo l'illusione del celebre Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde: come è noto, quel bellissimo giovane, ossessionato dall'idea di invecchiare perdendo la sua avvenenza, compie un sortilegio che gli permette di trasferire ogni degenerazione del suo viso sul suo ritratto e non sulla sua fisionomia.
Non raccontiamo il tragico sbocco di quella folle magia. Ci affidiamo, invece, all'invito di un'altra grande opera letteraria, proponendo oggi un paragrafo del romanzo Le anime morte (1942) del russo Nikolaj Gogol. L'appello è chiaro: non contano la rete di rughe e la patina del tempo trascorso quando si porta dentro di sé la freschezza degli ideali coltivati in gioventù. L'energia dello spirito può pulsare anche in membra infiacchite; anzi, ci sono molti fiori che emanano un profumo più intenso verso sera, quando il giorno cala verso il tramonto. Il poeta americano Walt Whitman, nel suo capolavoro Foglie d'erba, scriveva: «Gioventù grande, gagliarda, innamorata, / piena di grazia, forza e fascino, / non sai che la vecchiaia può venire dopo di te / con eguale grazia, forza e fascino?». La vecchiaia è triste non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze.
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