Ci sono canzoni che sembrano cani sciolti. Talmente diverse che neppure il mondo della canzone le ha mai accettate, anche se magari cantano le donne in maniera straordinaria. «C'è un regno tutto tuo, e le donne che stanno lì con te son tante, amica mia, enigmi di dolore che noi uomini non scioglieremo mai. Come bruciano le lacrime, nessuno vede le ferite che portate dentro… Nella pioggia di Dio qualche volta si annega, ma si puliscono i ricordi prima che sia troppo tardi. Una stampella d'oro per arrivare al cielo, le donne inseguono l'amore; qualche volta, amica mia, ti sembra quasi di volare: ma gli uomini non sono angeli… Voi piangete al loro posto e nascondete il volto perché il dolore splende, mistero che mai riusciremo a capire. …Guarda il sole, quando scende, e accende d'oro e porpora il mare: lo splendore in voi non svanisce mai, sapete che può ritornare il sole. Sempre regine voi, luce e inferno e poi, anche il male non può farvi del male». Sì, canzoni così sembrano cani sciolti. Sono diverse da tutto, perché scritte da una poetessa vera, Alda Merini, e musicate con classe da un artista indipendente, Giovanni Nuti. Sanremo, queste canzoni-cani sciolti le ha rifiutate; eppure esistono. E quasi fanno male, da quanto sono belle da ascoltare, leggere, tenere e dure dentro al cuore.
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