In clima natalizio mi ha fatto l'effetto di un atteso, graditissimo regalo. Parlo della polemica fra Mazzola e Rivera sul tema: è più forte l'Inter o il Milan?. Rivera " precisando la superiore qualità tecnica dei rossoneri e forse per celebrare la storica riappacificazione con Berlusconi " ha detto Milan. E Mazzola: «Mi sono messo a ridere... Forse Gianni parlava di un'altra epoca...». Ecco, il regalo che mi hanno fatto, i due vecchi amici, consiste nell'avere messo in moto la macchina del tempo e avermi riportato in un fiat in un'altra epoca. Rubandomi felicemente quarant'anni. Era l'epoca del grande derby di San Siro, dei caciavit e dei bauscia, di Gianni e Sandrino, di Nereo e Helenio; era il tempo delle grandi polemiche breriane che avevano coinvolto la Nazionale e avvelenato l'esistenza di Ferruccio Valcareggi, costretto a inventarsi una staffetta più politica che tecnica, come se il PD potesse far giocare un tempo Veltroni e un tempo D'Alema. Le discussioni avevano via via preso tono e spaccato in due il Paese pallonaro come ai tempi di Coppi e Bartali, ai quali era stata appiccicata anche un'etichetta politica, il primo laico e di sinistra, il secondo religiosissimo e un po' qualunquista («tutto sbagliato, tutto da tifare»). E' vero invece che la polemica fra l'Abatino e il Baffo nasceva da involute disquisizioni tecnicotattiche, ma in poco tempo diventò anche dibattito culturale: il partito di Gianni Brera e i difensivisti da una parte, quello di Oreste del Buono e i qualunquisti del gol dall'altra; con Pier Paolo Pasolini a metà strada con la sua teoria dei "podemi" (ventidue parole calcistiche, come i fonemi, ovvero altrettanti passaggi di palla fra giocatore e giocatore) che lo portava ad attribuire ruoli linguistici ai campioni del tempo. «E dunque " scriveva " Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da elzeviro; anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul Corriere della Sera: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti». Capito con chi giocavamo, che calcio vivevamo, che tono raggiungevano i dibattiti? Per carità: non ditemi sopravvissuto, passatista, nostalgico; provate prima ad approfondire quelle lontane stagioni, quelle sfide, quelle polemiche. Quei personaggi. Li ho amati entrambi, Gianni e Sandrino, anche se " bisticci tattici a parte " ero più riveriano. Oggi sono più vicino a Mazzola, anche perchè lavoriamo insieme in tivù da anni, potremmo dirci amici e comunque siamo in sintonia su molti temi: nello specifico, credo che l'Inter sia molto più forte del Milan, al quale peraltro possono riuscire colpi di vita come vincere il derby. Di Sandrino figlio di Valentino so tutto, ormai, e un giorno mi piacerebbe scrivere la sua straordinaria storia. Cominciando da un episodio che mi ha fatto venire un nodo alla gola: al primo Natale di Sandrino dopo la tragedia di Superga, quand'era rimasto orfano del suo straordinario papà, il Torino gli fece un regalo particolare. Un aeroplanino.
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