Fine anni ’60, ero bambina. Non sapevo nulla di calcio ma, come mio fratello, ero milanista. Certe domeniche di derby però le ricordo: nel grigiore dell’inverno un’unica voce percorreva come un filo Milano, dalle radioline sui tram alle case, a un bar a Porta Nuova, allora piuttosto malfamato, dove mio padre mi portava con sé a comprare le Nazionali.
Ecco, quel bar immerso nel fumo lo vedo come fosse oggi, risento l’acre odore delle sigarette accese e spente una con l’altra dai clienti accampati ai tavolini, pendenti dalla voce del telecronista; sempre più acuta nell’emozione di un attacco, fino alla frenesia del gol. Doveva essere un bar di milanisti: dentro alla cortina di fumo percepivo dei nomi – Facchetti, Burgnich, Mazzola, Corso – in un salendo di allarme, mentre gli avventori impietrivano, il bicchiere in mano. E poi dopo un silenzio – il tempo del volo della palla in porta – «Parato!», urlava il telecronista, «Cudicini ha parato». Nel bar allora si tirava il fiato, si ordinava un’altra bottiglia.
«Che uomo, quello», diceva ammirato mio padre, che pure era interista. Quello, era il portiere del Milan Fabio Cudicini, altissimo, tutto vestito di nero. Ragno Nero, lo chiamavano, e in effetti nelle foto sui giornali lo vedevi tendere le interminabili braccia a salvare la porta, e pareva proprio un ragno.
Fabio Cudicini è morto l’altro giorno, a 89 anni. Molti altri, di quei nomi che ricordo a memoria, se ne sono già andati. Schnellinger il carro armato, perfino Pierino Prati, che allora era un ragazzino. Ma per Cudicini io nutrivo una venerazione. Mi pareva un Batman, il Ragno nero – 1.132 minuti, record di imbattibilità a San Siro mai più superato. Mi sembrava che attorno a lui e agli altri, compagni e avversari, certe domeniche Milano componesse i suoi dissidi in 90 minuti mitologici, dietro ad eroi da antica Grecia; e si fosse per un po’ tutti, tute blu e bancari e ragazzi, legati dal gracchiare delle radioline per le strade.
A me, a nove anni, pareva in quei 90 minuti di essere in un benevolo grande Paese: e il Ragno nero, capace di parare ogni minaccia. (E come, finita la partita, nel bar restavano a contarsela su, come amici, fino a sera).
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