Con un legittimo scatto di orgoglio per la propria condizione di christifideles laici alcune voci più sensibili della Rete che frequento hanno lamentato che nelle cronache e nei commenti al provvedimento assunto dalla Santa Sede nei confronti di Theodor McCarrick abbia prevalso l'espressione «ridotto allo stato laicale» o «laicizzato», di ascendenza preconciliare, rispetto a quella del Codice di diritto canonico in vigore, che suona «dimesso dallo stato clericale». Gabriele Cossovich, blogger di "Vino Nuovo", ne ha tratto un post ( tinyurl.com/y38dnxuk ) con precisi riferimenti storici e un'intrigante ipotesi, secondo la quale la preferenza per la «riduzione» non sarebbe motivata né da superficialità né da ricerca di efficacia giornalistica, ma dalla mancata percezione extraecclesiale del «cambiamento della dinamica tra clero e laici» avvenuto con il concilio Vaticano II. In effetti era meglio mettere l'accento su ciò che McCarrick non è più, piuttosto che su ciò che è diventato. Così "Vatican Insider" e Accattoli hanno scelto «spretato», versione popolare di «dimesso dallo stato clericale». Per gli ispanofoni l'ex cardinale è stato «expulsado»; per i francofoni «renvoyé», che è aderente al Codice. Per gli anglofoni invece, con una quasi unanimità, è stato «defrocked», che corrisponde molto a «spretato». Infatti, in entrambi i casi il fuoco è sull'identità di chierico della quale McCarrick (e gli altri cui viene inflitta la stessa sanzione) è stato privato. In inglese si rimanda a un forte segno esteriore di quella identità (sebbene ormai in disuso), e cioè l'abito (talare), mentre in italiano si richiama, con indubitabile forza, la condizione dell'«essere prete» nel suo insieme. Così, «spretato», mi sembra il termine che rende più immediatamente comprensibile, dentro e fuori dalla Chiesa, la natura del provvedimento che viene erogato in questi gravi casi, senza lasciare ombre sulla condizione di laici. Specie se si ricorda che quello del prete è un ministero, cioè un servizio.
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