Silvana è una mia amica maestra. Suo padre ha portato a casa la pelle da un biennio di campo di concentramento in Germania, rifiutando poi qualsiasi risarcimento economico, perché mai la libertà può essere tradotta in soldi. Lei non è credente ma ha sempre sostenuto la necessità dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola, come patrimonio etico culturale irrinunciabile. Come si sa, negli ultimi anni, la cultura laico finanziaria, avendo quasi il via libera, mal sopporta l'ultimo bastone rimastole fra le ruote e cioè la solidarietà cristiana. Così eccoci sotto Natale; le insegnanti, politicamente corrette, non escluse alcune cattoliche, sono per la neutralità religiosa in Italia; detto altrimenti, niente più presepe. Un bell'albero di Natale e via andare, poi ognuno democraticamente vi appenderà qualcosa in ricordo della sua terra d'origine. Silvana è in laico disaccordo. I suoi bambini raccolgono il muschio nei campi. Carta stagnola per fare le acque del Giordano, uno specchio per dar luogo al lago di Tiberiade, paglia per la culla, farina bianca per la neve e sacchetti del pane per inventare le dune: ecco ora il presepe, proprio quello di Francesco, protettore delle casseforti della povertà.
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