Si coglie tra i media d’ispirazione cristiana in Italia un bel trasporto verso la produzione di podcast. «Una modalità digitale – ha osservato recentemente Paolo Tomassone su “Re-blog” (bit.ly/3WvZk7x) – che
potrebbe rivelarsi più adatta di altre alla fruizione di contenuti» di spessore come quelli in cui la fede incrocia la cultura, la storia, la politica, le scienze sociali. “Avvenire” ne produce in quantità dalla fine del 2020 (bit.ly/3MwvIlP): memorabile l’ultima serie (5 puntate) in cui, intorno all’8 marzo, le giornaliste della testata hanno raccolto le lettere delle donne afghane «private di tutti i diritti». Anche “La Civiltà cattolica” ha incominciato tre anni fa: in questo momento è attivo il ciclo “Ipertesti” (bit.ly/42fhfkc), «sintesi di un articolo scelto dalla redazione» tra quelli dell’ultimo numero. Dei podcast di “Vatican News” ho già riferito in una recente puntata di questa rubrica, mentre l’associazione dei webmaster cattolici WeCa ha scelto il titolo “In ascolto” per una serie appena avviatasi (bit.ly/3q8QJLO). È di queste settimane anche il ciclo “Tensioni. Le religioni tra pace e guerra” (bit.ly/3WCzqPl), realizzato dalla XIX edizione del Festival biblico (14 aprile – 28 maggio 2023) con la collaborazione scientifica della rivista “Jesus”, che vi ha immesso i suoi Giovanni Ferrò e Paolo Rappellino in qualità di autori e vari collaboratori, assieme ad altri esperti, in veste di ospiti, mentre per presentarli sono state coinvolte la voce e la competenza di Roberto Zichittella, inviato di “Famiglia Cristiana” e conduttore di “Radio3mondo”. I cinque episodi, dai titoli eloquenti, si sono concentrati su altrettanti scenari: Russia-Ucraina, Stati Uniti, Libano, Italia, Europa. 20-25 minuti ciascuno che trascorrono velocemente, ma consentendo di soffermarsi, grazie anche al montaggio, su contenuti necessariamente elaborati. Per cogliere invece la filosofia complessiva del progetto la cosa migliore è ascoltare l’inizio del primo episodio (13 aprile) e la fine dell’ultimo (12 maggio): il podcast «indaga l’ambivalenza della religione, capace di esasperare l’identitarismo» così come «di promuovere l’inclusione», e lo fa convinto che «comprendere le dinamiche delle società contemporanee» trascurando «il fattore religioso sarebbe un tragico, imperdonabile errore».
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: