Il Padre Nostro e i cinema inglesi: perché vietarlo, perché pregarlo
venerdì 11 dicembre 2015
A parte l'apertura del Giubileo, che negli ultimi due giorni si è portata via complessivamente la metà dei post, la blogosfera dell'informazione ecclesiale ha riservato il consueto interesse alla "religione che divide", e segnatamente al dibattito sui presepi e i canti natalizi nelle scuole. Un tema sempre vivo. Strano perciò che in Italia sia passata quasi inosservata (se i miei robot non mi hanno tradito), meno di venti giorni fa, la notizia rilanciata in Italia da Avvenire il 25 novembre sul "bando" con il quale i cinema del Regno Unito hanno colpito uno spot di 60 secondi nel quale si recita il Padre Nostro.Prodotto dalla Chiesa d'Inghilterra (che è tuttora la Chiesa di Stato), era destinato a comparire il 18 dicembre, prima della proiezione del nuovo film della saga di Star Wars. Uno spot semplice e bello: il primo orante che vi figura è l'arcivescovo di Canterbury; seguono diversi cristiani comuni, che pregano in mezzo alle loro vite, più fuori che dentro le chiese. La questione ha sollevato nel Paese un notevole dibattito, coinvolgendo sui media i maggiori politici (compreso il primo ministro), i rappresentanti religiosi e i commentatori più accreditati. Interrogare Google con le parole "Lord's Prayer" e "cinema" e vedere i copiosi risultati.Bene ha fatto perciò il blog Vino Nuovo a ripescarla (http://tinyurl.com/pz5jcpt), e a farlo riportando le parole del vescovo anglicano Stephen Croft, il quale ha lanciato nel dibattito (il cui asse è intuibile: in tema di simboli religiosi nello spazio pubblico, tutta l'Europa, ormai, è paese) una prospettiva diversa: «Dal punto di vista dell'industria globalizzata e della cultura del consumo, nella prospettiva delle divinità e dello spirito del nostro tempo, ci sono davvero molte buone ragioni per mettere al bando il Padre Nostro dai cinema, dalla cultura e dalla vita pubblica». Lui ne propone sette, una per ogni frase della Lord's Prayer (che le Chiese della Riforma recitano più "lunga" di quelle in comunione con Roma). Sono ottime ragioni, per non smettere di pregarla.
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