Dovrà passare ancora un po' di tempo prima che, in Italia, la conferenza stampa di presentazione del nuovo vescovo di una diocesi di provincia ottenga, sulle reti sociali, 25mila visualizzazioni. È accaduto il 2 giugno negli Stati Uniti, ma va precisato che il vescovo in questione, trasferito da Los Angeles (dove era uno degli ausiliari), è un'autentica star dell'infosfera ecclesiale. Si chiama Robert E. Barron, ha 62 anni, è originario di Chicago e ha creato, nel 2000, il sito “Word on Fire”. Di conseguenza, nella versione del suo curriculum pubblicata dalla nuova diocesi di Winona-Rochester, nel Minnesota ( bit.ly/3Q54eVm ), si legge anche: «È riuscito a portare la verità del Vangelo a milioni di persone attraverso Internet e, in particolare, attraverso i social media. Conta oltre 3,1 milioni di follower su Facebook, 517mila iscritti su YouTube, 349mila follower su Instagram e 198mila su Twitter». Nel settembre 2017 riferivo, in questa rubrica, della sua consacrazione digitale: una lezione presso la sede centrale di Facebook. L'attività in Rete è così significativa per l'identità pubblica di monsignor Barron che ha sentito il dovere di farvi riferimento sia nel testo postato sul sito al momento della nomina sia nel corso della conferenza stampa a Rochester. Sul sito ( bit.ly/3mlCTjZ ) ha scritto ai follower che “Word on Fire” continuerà di sicuro, grazie a un collaudato staff, e ha ringraziato tutti quanti seguono e sostengono le sue molteplici iniziative di evangelizzazione online. In conferenza stampa ( bit.ly/3tHE1Tp ) ha detto ai nuovi fedeli che, pur essendo “Word on Fire” il suo orgoglio, nel corso degli anni non ha occupato più del 10 per cento del suo tempo, e che non ha il minimo dubbio sul fatto che la sua responsabilità principale non sia il sito ma la missione che la Chiesa, di volta in volta, gli ha affidato.
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