Non è facile individuare il perché di chi, ateo o agnostico, tenta di... squalificare Gesù. Un americano, che La Repubblica definisce «biblista», un certo Bart Ehrman, già cristiano tra gli «evangelisti» e ora ateo, ha scritto in un libro che Gesù era «uno dei tanti profeti apocalittici [?] esistenti in Palestina a quei tempi... e divinizzato in seguito ad opera dei suoi fedeli, Paolo in primis». Sarebbero stati «i primi cristiani a ricordare, manipolare e inventare le storie su Gesù». Questo perché – e qui interviene La Repubblica (giovedì 18) – «parole e azioni di Gesù sono circolate per molto tempo in modo orale dopo la sua morte», cosicché «il tempo e il passaggio da bocca a bocca può averle modificate».
Tesi vecchia fra le tante altre simili, perfino ingenua se si crede di poter demolire addirittura Dio. Il loro odore di stantio stimola un triste sorriso compassionevole. Sembra che non conoscano, per esempio, il meticoloso stile di Luca, il quale apre il suo Vangelo dichiarando di aver fatto «ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, per scrivere un resoconto ordinato». Lo stesso può dirsi per gli Atti, mentre non pare che Ehrman abbia valutato la parziale coesistenza di Paolo giovane con Gesù uomo maturo, l'esattezza dei fatti storici confrontata con tutte le fonti esistenti e infine la capacità del popolo ebraico di trasmettere a voce testi difficilmente divulgabili con la scrittura.
Ne dà prova l'ebraico Seder (ordine) pasquale e la sua haggadah (narrazione orale in famiglia) di quando «il Signore nostro Dio, con mano forte e braccio disteso, ci fece uscire di là» (dall'Egitto); e la letteratura pagana di quegli stessi popoli. Quaranta o cinquant'anni tra l'Ascensione di Cristo e il primo scritto di Marco o i cento del Vangelo di Giovanni trascorsi in parte con la Madre di Gesù non sono poi tanti in quel clima in cui ogni conoscenza, tradizione, fede religiosa si tramandava a voce da padre a figlio (come anche oggi e non solo a Pasqua si fa tra molti cattolici nelle loro case).
"NON UCCIDERE", STOP
«Non uccidere»: due parole secche, «senza se e senza ma», per il 5° comandamento, fonte delle leggi di due terzi dei Paesi del mondo che hanno abolita la pena di morte, mentre gli altri sono tra i più problematici del mondo (Cina, Arabia Saudita, Iran, Pakistan, Bangladesh e anche Usa). La nostra Costituzione repubblica non prevede la pena di morte e così l'Europa Unita. Anche il Catechismo cattolico ora la condannerà senza eccezioni (merito di Francesco). Invece la settimana scorsa i quotidiani erano quasi tutti indignati per l'accusa di «uccisione volontaria» all'avvocato che, a Latina, ha ucciso un ladro in casa disarmato e in fuga. Il comandamento non prevede casi estremi, difese dal ladro disarmato in casa. Nessuno si è chiesto «se» valga più una refurtiva o la vita di un ladro (che ne ha tanto diritto quanto noi) o il «ma» che lui rubava.
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