Era un circolo di bambini che cantavano una canzoncina del paese, ove il primo che cadeva pagava pegno. Cioè perdeva il posto e restava fuori fino alla fine con un musetto un po' triste e imbronciato. Quante volte mi era toccato uscire dal gruppo che rideva perché ero una bambina distratta. Allora per vendetta ero capace di disturbare il gioco cantando un'altra canzone meno intonata che faceva arrabbiare tutte. Giochi di bambini suggeriti nel tempo già dalle piccole invidie e vanità che noi stessi adulti, per nostra allegria, lasciamo crescere nelle anime ancora giovani e pulite. Allo stesso modo si desidera un bambino, quasi mai per lodare il Signore, ma per noi. Per la nostra vanità, a volte la gioia nei confronti di chi non ne ha. Sono anime di Dio e non sappiamo come "vengono distribuite". Viviamo una vita che pensiamo sia guidata da noi stessi e vorremo essere attori del nostro vivere, del nostro fare, decidere, andare avanti. Ma i nostri passi invece portano delle scarpe piccole e camminano con fatica più si fa stanco il respiro e debole il pensiero. A volte mi chiedo dove sono andati i grandi sogni della giovinezza, i progetti di grandezza, di capacità creduta facile e vicina, quando basta un soffio di vento freddo perché tutto sparisca senza pietà. È bene coltivare per se stessi un piccolo angolo dove la modestia trovi un suo posto di pace, un angolo dove solo il pensiero trovi posto tranquillo e pace dell'animo. Non è facile certo, ma quando lo si trova, è pieno di luce e di un canto antico e nuovo come se qualcuno sorridendo, cantasse ancora per noi. Imparare a sorridere anche quando le lacrime cercano il loro giusto posto, imparare a dare la mano con affetto a chi non ti crede, non vorrebbe vederti se non per ricevere dei doni gratis e creduti dovuti. Imparare ad amare anche chi ti odia perché non sa cosa sia un sorriso o una carezza, come aiutare a pulire e lavare chi siede fuori delle stazioni in attesa di poter entrare e godere di un po' di calore per la notte. Quante volte ci siamo chiesti quale disperazione può aver portato un essere pensante a una fine di tale povertà. Siamo noi che abbiamo una casa e un letto dove dormire che non sappiamo ancora dividere ciò che abbiamo con la giustizia, con la pietà, con la pena di vedere un bambino che soffre, un vecchio che tiene vicino il suo cane per non avere troppo freddo. Se a tutti gli abitanti della terra l'amore fosse distribuito con eguale misura saremo già in un paradiso col canto degli angeli. Invece i nostri poveri angeli dalle ali d'argento debbono correre a suggerire pietà e bontà per chi è solo e cerca la mano di chi possa volergli bene. Vola angelo buono anche se non si vedono le tue ali. Accarezza e parla con i poveri disperati che siedono fuori della stazione, al freddo. Lascia che vedano i tuoi lunghi capelli biondi da angelo.
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