Mossi da titanico orgoglio, De Laurentiis e il fido Benitez hanno inconsciamente demolito in un attimo la grandeur del Napoli acquisita in pochi anni, con un balzo prodigioso dalla Serie C alla B, alla A, alla Champions. Non solo hanno aperto una diatriba economico-finanziaria con la Juventus s.p.a. confrontando i fatturati delle due aziende, ovviamente per mettere in luce la suprema ricchezza del club torinese che sarebbe all'origine della supremazia tecnica; ma hanno anche festeggiato, trasformandolo in trionfo, il franco e clamoroso successo ottenuto domenica sera sul campo, affidandolo dunque alla storia come usano fare le squadre di provincia quando raramente riescono a ferire la Vecchia Signora. Non me l'aspettavo da un club risanato da un fantasioso eppure concretissimo imprenditore che può vantare - in tempo di crisi - il miglior bilancio della Serie A; non me l'aspettavo da un tecnico con un curriculum eccellente, abituato a battersi con le potenze del calcio britannico e mondiale e a sciorinare risultati da Re di Coppe e non documentazioni da commercialista. Non è da Napoli, ribadisco, esibire con tanta enfasi una vittoria sulla Juventus come se fosse l'unico traguardo inseguito in una stagione iniziata sotto ben altri auspici e annunci: a luglio De Laurentiis e Benitez parlarono di scudetto, poi di Coppa dei Campioni, poi di Europa League, e adesso si sentirebbero appagati dalla conquista della già derelitta Coppa Italia, in mancanza della quale parrebbero accontentarsi del titolo di anti-Juve. Così si svilisce un'impresa cui De Laurentiis ha posto mano con coraggio e denaro, aiutato con fatti e non con chiacchiere prima da Edy Reja poi da Walter Mazzarri, l'impresario dei Tre Tenori, Hamsik, Lavezzi e Cavani. In questa poco commendevole diatriba manca la conoscenza di alcuni dettagli che avrebbero scoraggiato l'attacco "monetario" alla Juve. Qualcuno dimentica - o ignora - che con l'avvento di Umberto Agnelli alla guida del club, questo si svincolò dalla tutela finanziaria di Mamma Fiat, avviandosi a una gestione risparmiosa quanto attenta confermata dalle ultime mosse di mercato: è noto a tutti, infatti, che assi del calibro di Pirlo, Vidal, Tevez, Pogba e Llorente sono arrivati alla Juve a fine contratto, praticamente a costo zero all'acquisto, anche se con alti ingaggi, mentre il Napoli ha investito sul mercato ben cento euromilioni. È noto a tutti che la pur discussa gestione di Giraudo e Moggi ha lasciato in eredità al Club il magnifico Juve Stadium, luogo dato a spettacoli notturni e diurni, a vittorie continue e a incassi prodigiosi; mentre a Napoli il San Paolo cadente è motivo di annose promesse e dimenticanze. Così si fa il fatturato. Ma anche vincendo scudetti, riscuotendo ottimi ingaggi dalla pay-tv e dall'Uefa con l'ingresso sicuro in Champions. Quando De Laurentiis e Benitez potranno esibire - magari con il conforto del commercialista - risultati identici o simili, sono sicuro che eviteranno ulteriori autogol.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: