Il mio nipotino mi ricorda papà
lunedì 6 gennaio 2025

Diciotto giorni di vita. Guardando una sua foto, ho sussultato: ma è lui! È uguale a mio padre.

Il primo sguardo sul mondo del nipote neonato mi ha fatto ridere come non ridevo da tempo. Perché è davvero tanta la somiglianza tra questo grosso bambino di oltre quattro chili, e il bisnonno Egisto. Gli stessi ciuffi di capelli ribelli al pettine, la faccia tonda e il collo massiccio; lo stesso identico naso carnoso, ingombrante, emiliano. Ma soprattutto, gli occhi: che sotto alla fronte corrucciata del neonato fissano l’obiettivo di un cellulare. Occhi già attenti, curiosi, divisi fra lo stupore e la contrarietà: chi è questo, che gira sempre attorno a me e alla mamma? Lei è dolce, è latte, è sonno, è pace; lei è mia, e questo qui con la barba cosa vuole?

La mano del bambino stringe una ciocca dei capelli di mia figlia in modo eloquente: “Guai a chi me la tocca”, dice. Inconsapevole, innocente patriarca: la mamma sempre, subito, quando ho fame – e ho sempre fame. E la mamma – giovane, abituata a essere libera – dallo sbalordimento per la improvvisa prigionia già è passata all’innamoramento – basta vedere come lo guarda. La natura svolge sapientemente il suo corso.

Ciò che mi sbalordisce è la somiglianza con mio padre. Del resto gli somiglio io, e mia figlia somiglia a me, dunque non è così strano. Ma, quegli occhi: proprio come quando mio padre si arrabbiava con me, e lampeggiava corrusco nella faccia buona. Come se nella storia infinita dei geni qualcosa fosse ritornato di te in questo bambino, forte e grosso come lo eri tu.

Che mani grandi, hanno detto le ostetriche. Tu, papà, avevi mani come badili, da discendente di generazioni di contadini. Poi hai studiato, hai fatto la guerra in Russia, hai girato il mondo intero. Ma quelle mani dicevano chi eri, figlio di chi.

Quando ti ho visto morto, ho sfiorato una tua mano a carezzarla: ma era gelida, e ho ritratto la mia con sgomento, mentre qualcosa dentro di me si spezzava. Quella tua mano dell’ultimo giorno mi è indimenticabile.

Stringo la tua, bambino, che mi si allaccia a un dito e lo stringe forte. La vita ritorna nei figli dei figli. E tu, non mi hai lasciato per sempre.

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