domenica 21 giugno 2020
Giannino (nome di fantasia) ha 10 anni, abita nel Nordest e ha appena terminato la quinta elementare, come ci piace ancora chiamarla. Giannino è un bambino o forse un ragazzo. Appartiene a quell'età di mezzo, incerta e mutevole, in cui si comincia ad avere più compiuta consapevolezza di ciò che si è. Siamo di fronte a scelte dure: adeguarsi o smarcarsi, omologarsi o distinguersi, cercare la felicità rispondendo alla chiamata che sussurra o tambureggia nel proprio cuore, o cedendo alle sirene e alle lusinghe del mondo, che oggi è il mondo dei consumi, della pubblicità sua vessillifera, e del mercato suo demiurgo.
Giannino racconta, con un tono serio e consapevole, mesto ma non arrabbiato, forse solo dispiaciuto: "Nella mia classe, se non hai le Nike Jordan non ti guarda nessuno". Esagerazioni? "Anche la felpa deve essere firmata, altrimenti sei escluso, non ti considerano proprio". Giannino sorride: "Tempo fa, un'amica della mia mamma le ha passato un paio di Nike praticamente nuove. Suo figlio le aveva indossate al massimo un paio di volte, poi il piede era cresciuto". Così Giannino va a scuola con le Nike, che gli stanno giuste giuste. "Mi accorgo subito che accade qualcosa di nuovo. Mi guardano. Soprattutto Pierfilippo (nome di fantasia), il maschio dominante. Mi guarda ma non guarda proprio me, fissa le mie scarpe. Quel giorno non sono più stato escluso". Anche il piede di Giannino però cresce e le Nike fatate, capaci di farlo accettare dal maschio dominante e quindi dal gruppo, si sfilano, lasciando il posto a scarpe non firmate, quindi indegne di considerazione.
Giannino usa più volte questa espressione: "Maschio dominante". Non bullo, no. Non è più il muscolo a dettare legge, ma la capacità di essere alla moda e quindi divenire una sorta di influencer di classe. Certo non è una novità. Accadeva tanto e tanto tempo fa che l'accettazione nel gruppo fosse determinata anche dall'adeguarsi alle tendenze del momento, nel vestire e nell'ascoltar musica. Ma oggi conta soltanto questo. E il bambino Giannino (parolina) è sovrastato dal bambino Pierfilippo (parolaccia).
Il bambino "maschio alfa", con la sua corte, vive interamente immerso nella logica dei consumi. I suoi pensieri diretti lì, le sue energie tutte profuse a non perdere colpi, il suo universo affollato di firme. Evidentemente ha genitori tali e quali a lui. È possibile che a casa si parli quasi soltanto di marchi di automobili, telefonini, televisori. Di vacanze che si annunciano tanto più felici quanto più costose e in località, parlando delle quali amici e amiche esprimano ammirazione e rispetto. L'intera loro vita è racchiusa lì. Non è semplice per Giannino, bambino parolina, galleggiare in una classe in cui i valori di riferimento gli sono totalmente estranei, perché a casa respira tutt'altra aria. Legge e gli piace, ma delle sue letture ha imparato a parlare con cautela in classe, selezionando con cura gli interlocutori. Subisce con silente disapprovazione i discorsi dei bambini dominanti, che sfoggiano capi firmati noncuranti delle proprie idee piatte. Loro orgogliosi maschi alfa; lui, Giannino, umile maschio alfabeta.
In famiglia trova comode sponde perché i genitori si ricordano di quando anche loro avevano 10 anni e sanno che oggi, per il loro figliolo, è ancora più dura. Ma quando Giannino va a scuola, la solitudine si fa sentire. Potrà rafforzarlo e renderlo ancora più sensibile e capace di leggere i cuori e le situazioni attorno a lui; purtroppo, potrebbe inacidirlo. È un'età importante quella di chi oggi ha 10 anni ed è come Giannino. Un'età benedetta ed eroica, come un campionato giocato sempre fuori casa.
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