Chi non tiene alla memoria del maestro Alberto Manzi? Onore al merito, quindi, al “Giornale” che ieri dedicava ben due pagine, firmate da Nino Materi, al recente libro che la figlia Giulia ha dedicato al padre, di cui custodisce con passione la memoria. «Un'esistenza piena di capitoli. Tutti ugualmente intensi e significativi». Tante notizie, ma con alcune curiose omissioni. Il «maestro romano» fu anche «sindaco di un Comune cui era molto legato». Perché non dire che era Pitigliano (Grosseto), dove poi morì? E che tipo di legame era? Manzi, dal 1995 al 1997, anno in cui muore, è sindaco a capo di una giunta espressa da una Lista civica sostenuta dal Pds. Un “peccatuccio” da tenere nascosto? Quando poi nel 1960 la Rai gli affida “Non è mai troppo tardi”, ha già pubblicato due romanzi per ragazzi, “Grogh, vita di un castoro” e “Orzowei”, che la Rai negli anni Settanta avrebbe portato in tv. Capitoli importanti...
Il sospetto di omissioni grava anche sulla vicenda Navalny. In quante città i russi hanno manifestato? Il “Giornale” scrive 120, il “Fatto” scende a 90. La “Repubblica” («Navalny sveglia la Russia, tutto il Paese in piazza»), con Maurizio Molinari, lo esalta: «In una nazione immersa nella storia come la Russia, il sacrificio estremo a cui Navalny si espone tornando volontariamente dall'estero evoca gesta rivoluzionarie e trasforma Putin nell'icona di un potere in declino». E le donne dell'eroe? Ieri “Repubblica” dedica una pagina, firmata da Rosalba Castelletti, alla figlia Dasha, che vive degli Usa e la “Stampa” replica con Anna Zafesova che dipinge il ritratto della moglie Yulia, «signora d'acciaio (...). Lo scontro promette di diventare più duro, e Yulia ne è uno dei volti e dei personaggi chiave».
In Italia tutti (o quasi: “Libero” tace) sembrano mollare lo zar. Il “Giornale” incorona il rivale: «Navalny spaventa Putin con l'armata dei 200 mila» che, scrive Roberto Fabbri, «anche facendo la tara sono numeri molti importanti». Tutti quei ragazzi «hanno deciso da soli, e non potranno arrestarli tutti».
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