La ragazza che cammina nel mare lascia solo una piccola scia dietro di lei. Ha un cappello di paglia, non sono nemmeno le 7 di mattina. Chissà perché le cose più piene di vita succedono all'alba. Forse è colpa del sole che è geloso e le illumina poco: non vuol permettere a tutti di vederle, perché potrebbero sporcarsi. Il bello della ragazza che cammina con il mare che le arriva quasi alle ginocchia però è che sta leggendo un libro. Un passo dopo l'altro, sottile e diritta. Legge e cammina, non pare avere una meta, il traguardo deve essere nelle pagine. Si direbbe che il libro sia un abisso profondo e lei lì, in caduta libera, ci si è tuffata dentro nel silenzio protetto dal blu che la circonda. Leggendo va incontro a qualcosa: penso che ci arriverà di sicuro, anche se non alza gli occhi nemmeno quando gira le pagine. Vorrei inseguirla, chiederle perché. O almeno sapere il titolo. Non lo faccio, rovinerei tutto. Lei è la dimostrazione piena che leggiamo perché siamo soli, leggiamo per non essere soli, leggiamo perché abbiamo bisogno di essere soli. E che la solitudine è terribile quando ti sceglie, ma è splendida quando si sceglie. Specie in un mattino lucido, con un cappello di paglia in testa, l'acqua bassa da attraversare e un libro che ti assorbe i pensieri e l'esistenza.
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