Le cose sono unite da legami indivisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella.
Albert Einstein (1879-1955) non è stato solo un fisico nel senso comune del termine. Molte sue opere intrecciano, infatti, scienza, filosofia e persino teologia. Egli era spesso attratto dall'aspetto teorico dei fenomeni e persino da una certa dimensione mistica del reale: suggestivi, ad esempio, sono i saggi raccolti in Idee e opinioni (1954) che rivelano curiosità segrete di indole filosofica (non per nulla Einstein appare con un suo profilo anche nell'Enciclopedia Garzanti di Filosofia). Da uno dei saggi del celebre scienziato estraiamo una sorta di motto, per altro divenuto famoso e spesso citato.
Si ha, dunque, la consapevolezza di una sottile e nascosta armonia cosmica che rende tutto l'essere compatto, simile a un arazzo. Se tu strappi un filo, è come se lievemente ma irrimediabilmente tu incrinassi l'intero progetto, la trama globale, il tessuto d'insieme. Questa convinzione dalle prospettive infinite può diventare una parabola anche per quel microcosmo che è l'umanità. Nel Credo si celebra la "comunione dei santi": proprio perché siamo un corpo unico, quello di Cristo, il bene di un singolo membro deborda e rende felice l'intero organismo, come il male si trasforma in sorgente di sofferenza comune. In questa luce è erroneo pensare che l'individuo sia come una monade, un'unità chiusa in se stessa. Certo, noi abbiamo una nostra identità e quindi una responsabilità personale ma siamo cellule di un corpo più ampio da cui riceviamo e a cui doniamo.
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