mercoledì 11 aprile 2018
Anche il calcio ha avuto i suoi Maghi (Helenio Herrera), i suoi profeti (Galeone) e anche dei filosofi (Scopigno). Però il più grande filosofo del pallone, sin dal nome, è stato e rimarrà per sempre lui: Socrates. Il brasiliano è l'unico vero filosofo prestato a quello che nel suo Paese chiamano il futebol bailado. Un uomo verticalissimo che ha fatto sorridere e danzare l'intelligenza, specie lontano da un campo di calcio. Venne alla Fiorentina giusto il tempo per visitare musei e seguire corsi di pediatria, perché lui era prima di tutto un medico laureato e poi il leader maximo della rivoluzionaria "Democracia Corinthiana". La sfida per la cooperazione lanciata dall'anima del Corinthians per l'autogestione, contro la dittatoriale "concentraçao", proclamata a San Paolo nel 1982, in occasione delle elezioni politiche. «Vincere o perdere, ma sempre con democrazia», è stato il grido di battaglia del "Dotour" fino all'ultima birra ingollata nella fascinosa bodeguita di Sao Cristovao. Lì dentro, c'è ancora il tavolo dove l'ex gloria della Seleçao ascoltava il jazz, discuteva con gli amici-tifosi o con il cameriere Roberto dell'ultimo libro di Vargas Llosa o di una canzone dei Beatles: la colonna sonora di una vita da filosofo, terminata troppo presto. Socrates è morto nel 2011, a 57 anni: il filosofo è annegato in un bicchiere colmo di sapienza, cachaça e saudade, lasciando un mondo che è sempre più nel pallone.
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