Non a casa il calendario liturgico romano pone la ricorrenza dei santi Timoteo e Tito il giorno dopo la celebrazione della Conversione di san Paolo. La motivazione non risiede solo nel fatto che questi due testimoni furono i più stretti collaboratori dell’Apostolo delle genti. In questa successione cronologica, così come nelle storie di vita dei due santi ricordati oggi, c’è l’invito a tutti i cristiani a pensare al “dopo di noi”: ogni battezzato dovrebbe preoccuparsi di lasciare “in buone mani” il Vangelo e il suo annuncio. E nelle due lettere inviate a Timoteo e a Tito, le uniche del Nuovo Testamento indirizzate a persone singole, san Paolo mette in luce i tratti fondamentali di coloro che sono chiamati a guidare la comunità cristiana. A essi spetta in modo particolare il discernimento della verità, l’attenzione a rimanere sulla giusta via, la cura della coscienza e della carità, il combattimento della «buona battaglia». Timoteo era nato a Listra da padre pagano e madre giudea, incontrò Paolo da giovane e lo accompagnò poi in Asia Minore, divenendo infine vescovo di Efeso. Tito, invece, era di origine greca e si convertì dopo aver incontrato Paolo durante uno dei suoi viaggi; più tardi divenne vescovo di Creta. Sia Timoteo che Tito parteciparono a Gerusalemme all’assemblea con gli apostoli, che si chiedevano se i nuovi membri della Chiesa dovessero o meno seguire le antiche leggi di Israele. I due, insieme, rappresentarono le «anime» della comunità cristiana nascente: quella legata alla tradizione giudaica e quella aperta ai popoli e alle nazioni pagane.
Altri santi. Santa Paola Romana, vedova (347-406); sant’Alberico di Citeaux, abate (XI sec.).
Letture. Romano. 2Tm 1,1-8; Sal 95; Lc 10,1-9.
Ambrosiano. Sir 44,1;49,4-7; Sal 75 (76); Mc 5,1-20.
Bizantino. 2Cor 4,6-15; Mt 4,25-5,1-13.
t.me/santoavvenire
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