sabato 11 marzo 2017
Aforza di essere connessi, con una disponibilità indistinta e senza orari, finiamo per disconnetterci dalle persone che più amiamo e per perdere la connessione anche con noi stessi. Ecco il risultato: siamo più vicini agli sconosciuti e più sconosciuti a chi ci è vicino. Sono molti gli atteggiamenti che possiamo adottare per diminuire salutarmente il nostro grado di iperconnessione alla rete, riconquistando spazi di qualità, di pensiero e riflessione, di governo di sé, di condivisione con gli altri o di necessario riposo. Il primo atteggiamento, in ogni caso, è affermare il diritto a disconnettersi. Solo questo farà indietreggiare la sindrome della "iperconnettività" che ci condiziona tutti, a prescindere dalle età e dai contesti: messaggio chiama messaggio, e con un'urgenza che si sovrappone a tutto; i genitori si occupano con maggior frequenza del telefonino che dei figli piccoli in casa con loro; gli amici non riescono a dirsi l'un l'altro "ti sono amico, ma non risponderò a tutti i tuoi WhatsApp"; i morosi non sanno amarsi senza la mediazione dei social network; si spreca tempo prezioso a rispondere, replicare, ribattere con sciocchezze a monosillabi, nutrendo l'illusione che davanti a un display non si è mai soli. Invece lì siamo solitari più spesso di quanto non crediamo.
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