Mario Calabresi ha postato ieri sulla sua pagina ufficiale Facebook ( bit.ly/3tH16VG ) il testo integrale dell’intervento che ha tenuto il 14 novembre a un evento di TEDxMilano, intitolato «Countdown» ( bit.ly/3UY0ozy ) e finalizzato a «sostenere e accelerare la realizzazione delle soluzioni alla crisi climatica». Devo la lettura del testo alla condivisione che ne ha fatto il collega di “Avvenire” Gigio Rancilio, attento analista delle nostre «vite digitali», accompagnata da poche parole di convinta adesione. Infatti Calabresi ben focalizza, appoggiandosi a una quantità di episodi vissuti da lui ma che certamente sono comuni alle vite di tanti di noi, due aspetti che caratterizzano la nostra vita in conseguenza dell’uso dei dispositivi digitali: il «naufragio dell’attenzione» e la conseguente perdita della distinzione fra «le cose urgenti e le cose importanti». Nel descrivere come lo smartphone e gli oggetti consimili si impadroniscono della nostra attenzione,
Calabresi, pur essendo giornalista, fa esempi che riguardano più gli usi «di servizio» che quelli informativi, quasi per ribadire che non sono solo le notizie, serie o futili che siano, a distrarci, ma il semplice fatto «che viviamo immersi in una moltitudine di stimoli tecnologici, che parlano tutti il linguaggio del tempo reale e provocano una grande confusione nelle nostre teste».
Di qui il suggerimento di un’«ecologia del nostro tempo»: riconoscere che quanto è reso urgente dall’iperconnessione non è necessariamente importante, e che quanto è importante va protetto, perché sappiamo «che il tempo non è infinito» e quindi «dobbiamo usarlo per le cose che ci stanno a cuore». Ed ecco come Andrea Tomasi, che insegna Informatica per le scienze umane all’Università di Pisa e fa parte del direttivo di WeCA, dà voce – in un commento su Facebook – alla percezione che le parole di Calabresi siano assai utili per chi guarda ai dispositivi digitali da una prospettiva etica cristiana. Se «l'attenzione per le cose importanti è necessaria per il nostro benessere» e il digitale ce la ruba, «finisce che Internet e il nostro benessere entrano in conflitto». Dovremmo allora «tenere in maggior evidenza il concetto di “ecologia integrale” della Laudato si', nelle sue implicazioni antropologiche, tratte dall'ispirazione di Romano Guardini».
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