Fu una fatica per l'artista pubblicare l'ultimo disco: l'avevano emarginato. Dicevano scrivesse cose vecchie, fosse incapace di sorrisi. Ma alla fine il disco uscì. Parlava di pace, di pubblicità, persino del diavolo. Il diavolo nel nostro quotidiano. «Nella gente che si sente in alto più di te, che ti tratta come fossi tu schiavo e loro re, in chi è pieno di superbia, spocchia e vanità... il diavolo c'è! Nella gente che non spende e non dà niente a chi non ha, confida nel denaro tutta la felicità, farà crepar di sete ma non offrirà un caffè... il diavolo c'è! Nella gente che t'invidia tutto quanto quel che hai, poco o tanto non importa, c'è chi invidia pure i guai, lì un diavolaccio c'è! Nella gente che non fa niente per niente e niente fa, e passa le giornate sbadigliando sul sofà... il diavolo c'è! Nella gente che per niente prende fuoco e in furia va, miccia sempre accesa, bomba in libertà, nella gente che per niente ammazza gente... il diavolo c'è! E... e nella gente che ti guarda che ti spoglia che ti spia, e non vuole mettersi in testa che tu sei soltanto mia, eh eh... Puoi star sicuro che lì dentro il diavoletto c'è!». Insomma, mica scriveva cose vecchie, l'artista; e d'ironia era capace eccome. Tant'è che oggi si sente più che mai la sua assenza. Quanto ci manchi, caro e grande Sergio Endrigo.
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