Da San Pietro a Benedetto XVI: non è il singolo Papa, ma l'"istituzione" Papa il principale bersaglio fisso tanto dei vari laicismi quanto delle irrequietezze ai bordi della Chiesa. Per esempio: «È stato Pietro il primo papa "morettiano"». Ne spiega il perché Antonio Gurrado, enfant prodige cresciutello, il quale sul Foglio (giovedì 21) scrive che tutti gli episodi di debolezza umana di Simone bar Jona descritti dai Vangeli sarebbero tipici di un uomo «affetto da disturbo bipolare, aggrovigliato su una psiche che non riesce a controllare, trascinato da un'insensatezza che rasentava la follia». Dobbiamo pensare che Gesù non se ne accorse? Invece non fu che un pescatore di forte carattere, ma con tutte le fragilità umane: uno qualsiasi, insomma, che solo la Grazia rese Cefa e poi quell'Apostolo, quel Papa, quel testimone che tutti conosciamo, in grado di essere roccia e di reggere il timone e le reti della, appunto, barca di Pietro. Per Papa Giovanni Paolo II, invece, " come scrive Filippo Gentiloni su il manifesto (domenica 17) " c'è «un gruppo di autorevoli teologi che si erano opposti alla beatificazione [...] per le sue posizioni conservatrici in fatto di morale sessuale. Fra loro Giovanni Franzoni, ex abate benedettino di San Paolo». Domanda: può essere «autorevole», come teologo, un abate che si smonaca e di cui alcune successive vicende personali sono un po' discutibili? Per ultimo, (ma solo degli esempi freschi), Benedetto XVI, che " dice il filosofo Gianni Vattimo a Iaia Vantaggiato, il manifesto (venerdì 22) " «abbandona la teologia e sfonda gli schermi in attesa di approdare nello spazio». Schermi e spazio sono forse horti conclusi alla Chiesa? Pare di sì: il Papa «mette in atto una strategia comunicativa, ma anche di potere. È un potente come gli altri». Anche la lingua di Vattimo batte sul dente (il potere), che gli duole (che abbia tentato di mordere Cefa?), perché " vedi questa rubrica di domenica scorsa " non sa che l'unico vero potere che Cristo ha lasciato alla Chiesa è la misericordia, parola purtroppo tuttora incomprensibile a molti. Nonostante la Pasqua.
PIETÀ L'È MORTA
Davanti alla morte la pietà prevale. Antigone sapeva che la sepoltura del fratello Polinice le sarebbe costata la morte, ma non si fermò. Accadeva, sulla scena, cinque secoli prima di Cristo. Adesso, venticinque secoli dopo, per Libero (domenica 17) anche la pietà l'è morta. Vittorio Arrigoni è stato ucciso dai palestinesi nonostante fosse un pacifista, uomo di sinistra e anti-israeliano: una colpa che, per qualcuno, va oltre la morte. Nel dì delle Palme un grande titolo sulla prima pagina diceva due sole parole: «Lasciatelo là».
LA PASQUA DOVE
L'Unità che non ti aspetti. Giovedì 14: «Quei battesimi di cui nessuno parla [...] Nelle cattedrali francesi è ormai usuale che il Sabato santo il battesimo degli adulti raggiunga cifre che oscillano tra 500 e 2.000». Sono immigrati e musulmani. Giovedì 21: «Il mondo alla ricerca della Pasqua perduta. I bambini feriti di Misurata, le vittime di Fukushima, il web con i racconti di Vittorio Arrigoni: è qui che bisogna cercare i segni della resurrezione». Ma è un prete che scrive: Filippo Di Giacomo, quello della Bibbia della sera, con Gianni Gennari, su Radio Uno a mezzanotte.
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