Se la competizione che in questa rubrica ci siamo inventati tra le notizie religiose in Rete fosse un Gran Premio di motociclismo, anzi, se fosse l'ultima gara della MotoGP, potremmo ben assimilare il Convegno nazionale della Chiesa italiana, in corso a Firenze, a Valentino Rossi. È partito, dal punto di vista dell'interesse mediatico, in coda, nel senso che, con l'ovvia eccezione di questo giornale e del Sir, i siti e i blog che tengo monitorati non hanno partecipato più di tanto alla fase preparatoria, attratti da questioni ecclesiali di più stringente attualità, in particolare il Sinodo sulla famiglia. È stato anche vittima di qualche scorrettezza (non intenzionale, come invece, probabilmente, è capitato per Rossi), nel senso che il cosiddetto Vatileaks2 ha contribuito fino al giorno prima a sottrargli pagine, tanto cartacee quanto digitali, così come Marquez ha contribuito a sottrarre posizioni al "dottore".Ma, al contrario di Rossi, il Convegno ecclesiale non si è innervosito, nel senso che non ha cercato le luci della ribalta a tutti i costi: ha fatto la sua gara, ha proseguito la sua rimonta ed è arrivato a ridosso del leader della corsa - intendo naturalmente papa Francesco, che anche negli ultimi giorni è stato intestatario di un quarto dei post, mentre Firenze ne ha attratto un quinto. E qui le analogie finiscono. Perché ieri la visita del papa a Prato e Firenze e il suo discorso al Convegno hanno fuso le due notizie: praticamente è stato come se Lorenzo, che effettivamente era compagno di squadra di Rossi, come il Papa lo è della Chiesa italiana, si fosse caricato Valentino sul sellino e avessero tagliato insieme il traguardo dell'interesse dell'opinione pubblica.Lo si è visto quando, dalla tarda mattinata in avanti, i titoli relativi al discorso di Francesco ai delegati al Convegno hanno cominciato a occupare le pagine web, senza risparmio per le metafore. Che avremo tempo di analizzare nei prossimi giorni...
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