Hassan Tabib, medico celebre, si era ritirato in una grotta a vita eremitica. Un giorno il sultano si ammalò e i medici non sapevano come curarlo. Allora egli inviò il suo vizir da Hassan. Lo incontrò mentre stava preparando un misero pranzo di erbe. Lo supplicò ma quegli rispose: «Da anni ho scelto la solitudine e con regge e regnanti, poi, non ho mai avuto a che fare». Il vizir insistette e, alla fine, sbottò: «Se tu fossi al servizio del sultano, non saresti obbligato a mangiare erba come un somaro!». L'eremita replicò: «Se tu mangiassi erba come me, non dovresti piegare il collo come un somaro al servizio del sultano!».
Ecco un illuminante apologo arabo di Mohammed 'Oufi, autore della tradizione mistica musulmana, sulla libertà interiore vissuta da chi non si consuma nella smania di possesso, di successo, di onori e carriera. È questo un dono profondo che è sempre meno capito in una società che assegna il primo posto all'affermazione di sé, alla stima altrui, alla venerazione di chi è ricco e potente, all'acclamazione, al benessere più sfacciato.
Quel medico musulmano, divenuto eremita, aveva capito, invece, anche senza conoscerla, la lezione di Gesù a Marta: «Una sola è la cosa di cui c'è bisogno» in modo assoluto ed è l'ascolto, la quiete interiore, la pace e la libertà dello spirito. Ed è proprio lo stress, come lo sono i compromessi con la coscienza, le umiliazioni da sopportare, il «piegare il collo come un somaro», a testimoniare l'alto prezzo da pagare per un successo transitorio. «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia"». Tutto il resto seguirà.
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