venerdì 20 settembre 2013
Fra la sicumera degli juventini e i cuori berlusconizzati dei rossoneri preferisco di gran lunga l'esibizione dei panzer napoletani, trasformati dal prof Benitez in una squadra dai forti connotati europei: tanto ci si attendeva da un esperto navigatore passato attraverso mille procelle continentali, ma in verità non così in fretta, anche se il suo Napoli aveva già mostrato d'esser bello a spese di rivali non molto qualificati come Bologna, Chievo e Atalanta. Bello ma non sicuro e potente come quello che per lunghi tratti ha polverizzato l'altra sera in Champions il referenziato Borussia di Dortmund, sorpreso e ferito dall'inventiva del mobilissimo Zuniga e dalla classe di Higuain e Insigne, fino a scatenare nel dottor Klopp reazioni isteriche rivelatrici di un disagio che presto ha contagiato le truppe teutoniche, prime vittime il portiere Weissenfeller (cacciato per un falloso sfarfallare) e i fenomeni Reus e Lewandowski, sfuocati e imprecisi. Benitez - ammirevolmente sereno e tatticamente manovriero come un mister nostrano - ha interpretato la sua recente italianità in chiave azzurro-napoletana secondo la miglior tradizione dei CT nazionali che hanno sempre castigato la prosopopea tedesca, da Valcareggi a Bearzot e Lippi; e l'ha fatto non secondo invocate mosse qualunquiste, attaccando a testa bassa, ma disponendo trame difensive e assalti in contropiede come se avesse ereditato gli schemi e lo spirito di Mazzarri; ai quali ha aggiunto di suo idee non peregrine e i mezzi messigli generosamente a disposizione da De Laurentiis. L'originalità di Benitez si è notata soprattutto nel vasto credito concesso a Zuniga e Insigne, più di quanto il colombiano e il napoletano non avessero mai ottenuto dal loro mentore nazionale, tant'è che ne ha sofferto il supertuttofare Hamsik, ridimensionato a centrocampista a due facce - supporto alla difesa e all'attacco - per una volta trattenuto dalle sue abituali e pregevolissime scorribande anarchiche. Forse mai s'era visto un Napoli così ispirato e ordinato insieme, capace di servirsi dei suoi giocatori più dotati - dico di Maggio, Inler e Callejon - non per stupire ma per costruire, più geometri che architetti. Promosso a pieni voti all'esame di Italiano e Tedesco, Benitez ha oscurato anche in Champions la Juve mazzarriata che ha pareggiato a Copenhagen e il Milan strappacore che habattuto nel finale in Celtic (inediti alla vigilia i quattrocentomila euro di lacrime di Kakà), invertendo - soprattutto nei confronti dei rossoneri - la tradizione calciosentimentale dei due club. Ecco perchè il prossimo confronto diretto di campionato offre così vaste tematiche futuribili nonostante ci si trovi solo alla quarta giornata: Milan-Napoli è già un summit, un bel duello Balotelli-Higuain.
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