L'origine di salse e sughi è legge, per cui da lunedì dovrà apparire chiaramente in etichetta il nome del Paese di coltivazione del pomodoro e anche della nazione dove il prodotto viene trasformato.
Può sembrare una nota di scarsissimo rilievo, tant'è che pochissimi giornali l'hanno ripresa, ma i derivati dal pomodoro figurano ai primi posti del cosiddetto italian sounding. E questa legge, che sembra scontata, è invece una conquista per chi sceglie. Ma c'è di più: accertare l'origine di un prodotto fa parte del progetto (nato in Italia però mai codificato) che consiste nel valorizzare la distinzione.
Lo ha detto chiaramente Brunello Cucinelli, che la settimana scorsa è intervenuto al Meeting di Rimini in un dialogo appassionato con una platea di giovani: «L'Italia ha solo una strada per vincere: la distinzione». E non parlava di agricoltura, benché gran parte del discorso pescasse nelle sue origini contadine; sia nel fashion sia nella meccanica di precisione, nel vino come nell'artigianato alimentare, infatti, risulta ormai acclarato che l'unicità è fattore apprezzato in tutto il mondo.
Lo chiamano Made in Italy, indicando appunto un'origine che trae linfa da una terra ma anche da un savoir faire originale, difficilmente imitabile altrove. Sarà allora la distinzione il fattore decisivo che può riportare in buona salute il Pil? In qualche modo c'è da crederci, perché questa è la nostra vocazione, che parte da un quid molto italiano. Sempre Brunello Cucinelli lo ha detto con un esempio illuminante: «Quando vedevo i contadini del mio paese fare solchi precisi nella terra, diritti, mi sono chiesto il perché di tanta fatica. E la risposta, ogni volta, è sempre stata: perché è bello».
Eccola la distinzione: la bellezza di cui è invaso il nostro Paese. Sono belle le montagne, le colline, le pianure con i fiumi, i mari. Appena alzi lo sguardo è evidente tutto questo. E i paesaggi hanno ispirato pittori, scultori, poeti, architetti, rendendo ogni città uno specchio della medesima bellezza. Anche il cibo è bello, oltreché buono: è invitante in qualsiasi declinazione lo si incontri, perché in Italia non si può parlare di cucina regionale, ma territoriale.
Provate ad andare nelle Langhe o in Monferrato, nel Chianti o a Montalcino in questi giorni. Cosa colpisce? La bellezza geometrica dei filari, che si stagliano davanti a un'abbazia, a un borgo, a una casaforte. Ancora specchi di qualcosa di attraente. Da qui deriva, per dirla con Cucinelli, «il sentirsi orgogliosi di essere italiani». Ma guai se nelle istituzioni non si comprendesse e non si facesse sintesi di ciò che rappresenta la nostra unicità... Sarebbe come perdere un'occasione. E non solo per la salute del Pil.
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