martedì 27 gennaio 2015
Abitare il mistero della parola di Dio, il Dio della Bibbia e della Torah di cui non si pronuncia il nome, il Dio incarnato dei Vangeli, il Signore che vive nel mistero della Chiesa, colloca ogni singola esperienza umana in un orizzonte in cui le vicissitudini, gli accadimenti, pur bastando a sé non ne esauriscono il senso.Cresce, nella mia vita, come alterità ma inestricabile, il mistero di cui Israele è testimonianza ineludibile. Israele è primogenitura, promessa, alleanza. Una legge, un popolo e una terra tra schiavitù, liberazione, ritorno, distruzione, dispersione, ritorno. Ora è un minuscolo Stato di cui un Muro è fondamenta, ne custodisce l'essenza, e una sua proiezione esterna ne protegge l'esistenza.Del mio amore per Israele fatico a dar conto. È irruento, mi infiamma, non sente ragione, non arretra di fronte a niente. Dagli ostacoli e sono tanti, sia religiosi che politico sociali, trae nuova linfa. Si nutre della sua grandezza nel tempo così come della sua pochezza geografica, di una esiguità numerica al limite dell'insignificanza, della sua solitudine tra le Nazioni.Di Israele tutta l'umanità è chiamata a rispondere, lo si voglia o no risulta il barometro della pace sulla terra: dice che tempo fa, cosa ci aspetta.
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