Tartassati nel 2022 è preoccupati per il 2023, anche se, a dire il vero, alcuni buoni segnali sono comunque arrivati dai mercati mondiali. Gli agricoltori italiani si affacciano comunque al nuovo anno con alle spalle le difficoltà del vecchio. Un po’ come tutti, d’altra parte. Anche se nei campi e nelle stalle nostrane, i 12 mesi appena passati sono stati caratterizzati da una serie di eventi eccezionali.
2022, dunque, nel quale, stando ai conti Coldiretti, solamente l’andamento climatico ha tagliato del 10% le produzioni. Se poi al clima imbizzarrito si aggiungono gli effetti di una guerra assurda e delle altrettanto assurde speculazioni di mercato e tensioni su una serie di materie prime, ci si rende conto che per molte imprese agricole il 2022 è stato un anno più che difficile. Anche se, come si è accennato, alcuni buoni numeri non sono mancati. Sempre i coltivatori diretti non hanno mancato di ricordare il primato delle vendite agroalimentari nelle feste appena concluse così come il traguardo che vale 60 miliardi nelle venite all’estero per tutto il 2022.
Agroalimentare nazionale da primato sempre, così come dalle grandi contraddizioni. Che deve confrontarsi, comunque, non solo con le bizze del clima e dei mercati delle materie prime, ma anche con l’andamento generale dell’economia. Che non sembra essere dei migliori. L’inflazione, per esempio, ha toccato duramente anche alcuni prodotti alimentari, soprattutto però, sono le previsioni per i prossimi mesi che fanno pensare al peggio. Uno studio di Nomisma per Agronetwork, appena reso noto, ha indicato che l’85% degli italiani prevede nel 2023 un taglio delle spese e che per 8 milioni questo taglio comprende anche gli alimenti e le bevande. Brutto segno per gli agricoltori e le industrie della trasformazione che, se confermato, potrebbe portare ad ulteriori difficoltà di bilancio. E poco importa che, tra le scelte previste, vi sia quella di accrescere il consumo di alimenti più compatibili con l’ambiente. Previsione di cui tutti gli attori della filiera agroalimentare devono comunque tenere conto e che va di pari passo con un altro dato emerso qualche settimana fa in uno studio Censis: il delinearsi del food social gap con gli adulti e i giovani che tagliano le spese alimentari molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. A farne le spese sono alimenti importanti come la carne, quelli per i bambini, la frutta, la verdura. Accade così che per oltre sei italiani su dieci che pensano di risparmiare sugli alimenti, l’idea è che occorrerà farlo ancora per altri dodici mesi.
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