Dopo tre settimane di astinenza quasi completa, torno a navigare nell'informazione e nei dibattiti di contenuto religioso che nascono, o prosperano, nell'ambiente digitale e rilevo – ancora una volta – la prevalenza di storie in cui la religione gioca come un fattore divisivo. Accade nel 40% dei casi, a motivo principalmente delle azioni belliche e terroristiche condotte dal Daesh islamista o comunque in nome dello jihadismo.Vero è che il dato gode anche dell'apporto delle ultime battute sul burkini: "discorsi" e "molte chiacchiere" (come annotava ieri qui su Avvenire Alessandra Smerilli) che durano, se non ho calcolato male, da una dozzina di giorni, complice anche – dicono i colleghi smaliziati – la tipica esigenza agostana dei media mainstream di sfruttare a fondo i pochi argomenti che la cronaca offre. Sta di fatto che se si interroga la sezione Notizie di Google con "burkini", ci vogliono trenta schermate prima di allontanarsi dall'Italia e dalle due ultime settimane.In realtà, fino a l'altroieri, i temi con i quali si sono riempite le cronache e i commenti estivi provenivano dalle Olimpiadi. Evento (non più) religioso che tuttavia, come ogni manifestazione sportiva a carattere internazionale, non è stata avara neppure di spunti che coinvolgevano le fedi. Interrogati in proposito a ritroso per tutto il periodo delle competizioni, i miei robot mi segnalano in particolare: nei giorni dell'apertura, le iniziative programmate dall'arcidiocesi di Rio, spiegate e contestualizzate su Vino Nuovo ( tinyurl.com/hbzzsrk ) da Luca Rolandi. Poi i profili, descritti su Zenit ( tinyurl.com/j3t5lyt ), di alcuni atleti credenti, tra cui mi piace quello di Katie Ledecky, campionessa di nuoto che dichiara serena la sua fede cattolica praticata. Infine, su Adista ( tinyurl.com/h8o29a5 ), nel servizio di Claudia Fanti, la non scontata assoluzione che all'evento olimpico ha impartito uno dei più noti teologi brasiliani, Leonardo Boff: vi ha visto la "metafora di un'umanità umanizzata".
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