Consumi miliardari e danni miliardari. Il 2021 dell'agroalimentare si è chiuso così, tra due opposti: la corsa ai cenoni (prevalentemente nelle case) quasi organizzati per "dimenticare" un anno ancora pressoché tutto in salita, e il calcolo (effettuato da Coldiretti) dei danni provocati da dodici mesi trascorsi tra tempeste d'acqua e di vento e siccità bibliche. E in effetti è proprio questa l'immagine del comparto: in grado di produrre ricchezza (anche economica), tutelare l'ambiente e il territorio, caratterizzare il buon vivere di cui il Paese è capace e, contemporaneamente, scontare inefficienze strutturali storiche, divisioni e, ancora, le bizze di un clima sempre meno favorevole e sempre più difficile da gestire. Miliardi, dunque. In poche ore, pare che gli italiani abbiano consumato qualcosa come 2,6 miliardi in cibi e bevande, dicono i coltivatori diretti, facendo registrare il 52% in più rispetto al 2020. Un'enormità e un risultato che, pare, sia dovuto in buona parte alle ulteriori restrizioni e paure provocate dalla pandemia. Sarebbero stati più di 8 milioni su 10 (l'83%) gli italiani a festeggiare nelle case per prudenza o necessità. Ne hanno fatto le spese gli agriturismi, gli alberghi e i ristoranti. Ne hanno beneficiato certamente i produttori agricoli (in una certa misura), ma probabilmente soprattutto le industrie di trasformazione e la distribuzione. Ancora miliardi, poi, ma in negativo. Coldiretti ha stimato come «l'andamento climatico anomalo del 2021 abbia tagliato i raccolti con crolli che vanno dal 25% per il riso al 10 % per il grano, dal 15% per la frutta al 9% per il vino». A conti fatti, i danni (stimati) avrebbero oltrepassato i due miliardi. Un tracollo determinato da un inverno "bollente", il gelo in primavera ed una estate divisa tra caldo africano, siccità e violenti temporali che, dicono ancora i coltivatori, «hanno continuato ed colpire città e campagne in autunno, mentre l'emergenza Covid ha destabilizzato i mercati internazionali». Detto in altri termini, pare che il 2021 sia stato un anno nero per i prodotti della dieta mediterranea come la frutta italiana con il clima che - sottolineano sempre i coltivatori - ha prima danneggiato le fioriture e poi i frutti. Ad essere tagliate pressoché tutte le produzioni. Se a tutto questo si aggiungono i recenti problemi relativi al reperimento delle materie prime e dell'energia (senza dire della concorrenza accesa e più o meno leale), si capisce subito quanto, comunque, sia complicata la vita degli imprenditori agricoli. Ma quindi che fare? Il 2022 agricolo e agroalimentare si apre con grandi sfide da affrontare e risolvere ma anche con grandi opportunità in termini di mercato. Sta a tutta la filiera organizzarsi, prima di tutto in termini collaborativi, per rispondere meglio alle prime e sfruttare di più le seconde.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: