I sogni di Bradley e Camila e l’incubo deportazione
giovedì 3 aprile 2025
Lo scorso novembre Bradley Bartell ha votato per Donald Trump, in parte perché esasperato dal numero di stranieri che attraversano illegalmente il confine meridionale degli Stati Uniti e “portano via i nostri lavori”. Sei mesi dopo, il 35enne sta seriamente considerando di trasferirsi in Perù se sua moglie, come sembra, verrà deportata. Bradley e Camila Muñoz si sono conosciuti nel 2021 tramite amici comuni a Wisconsin Dells, cittadina del Wisconsin dove lui lavorava come responsabile alla manutenzione di una fabbrica e lei era arrivata come studentessa e poi rimasta con un impiego in un hotel. Due anni dopo si sono sposati e hanno cominciato a risparmiare per comprare una casa e avere dei bambini, mentre si occupavano insieme del figlio dodicenne di Bradley. La luna di miele è stata dunque rimandata fino a febbraio, quando la coppia ha deciso di passare una settimana a Porto Rico. I due aspettavano ormai da un giorno all’altro la residenza permanente di Camila, che avevano richiesto all’indomani del matrimonio, e avevano già ricevuto conferma dall’Agenzia per l’immigrazione che la 27enne aveva passato senza problemi i necessari controlli di background. Nel frattempo il visto di lavoro di Camila era scaduto, ma nessuno dei due se ne è preoccupato. Erano sposati, Camila aveva una carta d’identità americana e un lavoro negli Stati Uniti, da anni pagava le tasse Usa e, in ogni caso, Porto Rico è un territorio americano. Invece all’aeroporto un agente ha chiesto a Camila se era americana e, alla sua risposta negativa, l’ha arrestata. La giovane non ha precedenti penali, ma è stata ammanettata e allontanata dal marito, senza alcuna spiegazione. C’è voluta una settimana prima che Bradley scoprisse che la moglie era rinchiusa in un centro di detenzione privato in Louisiana, in un dormitorio con altre 100 donne. E ci è voluto un mese prima che ottenesse l’autorizzazione per andarla a trovare. «Deve essere difficile per lei essere intrappolata lì. Non hanno niente in quei posti», è stato il suo primo pensiero. Il giorno dell’arresto, Bradley ha contattato un avvocato e descritto l'incubo sui social media, dove parla della moglie come di una ragazza allegra, premurosa e laboriosa arrivata negli Stati Uniti legalmente, non come uno dei “criminali” che il presidente da lui sostenuto ha promesso di deportare. «Sapevo che l’Amministrazione Trump stava prendendo misure severe contro gli immigrati – racconta – ma non immaginavo che avrebbero toccato anche noi». Particolarmente frustrante per Bradley è il silenzio del governo, che non ha dato alcuna informazione su cosa succederà a Camila. «Non sa niente – dice –. Mi chiama dalla prigione, ma ha diritto solo a pochi minuti, che costano anche cari. È triste, si preoccupa per mio figlio, mi chiede se mangia bene e se gli manca la sua cucina peruviana». I soldi che la coppia aveva messo da parte per il deposito su una casa sono evaporati in parcelle di avvocati e nel viaggio di 3mila chilometri di Bradley dal Wisconsin alla Louisiana. «È stato bello poterla vedere, abbracciarla, ma andarmene senza di lei è stato orribile. Semplicemente terribile», spiega Bradley, che, se Camila sarà rimandata in Perù, pensa di trasferirsi là con lei. «Spero non sia necessario, ma temiamo la deportazione – aggiunge –. Hanno ragione ad arrestare chi si intrufola negli Stati Uniti, ma per mia moglie è diverso: sanno chi è e da dove viene. Non ha senso». Bradley non è sempre stato di destra. A spingerlo verso il trumpismo è stata la sparizione di lavori operai, che nella sua regione sono stati solo in parte rimpiazzati da impieghi stagionali nei parchi acquatici per i quali la città è nota. «La chiusura delle fabbriche ha eliminato anche lavori più qualificati – continua –. Camila ha studiato gestione delle risorse umane e dopo la laurea ha dovuto lavorare come raccoglitrice di asciugamani in uno dei parchi». Bradley è ancora convinto che Trump potrà cambiare le cose e riportare lavori in Wisconsin. Ma non sa se lui e la moglie potranno approfittarne. «Non sono pentito del mio voto – dice –, penso che se il presidente sapesse che cosa sta succedendo a Camila ci aiuterebbe». © riproduzione riservata
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