sabato 3 giugno 2023
Sui “giovani fragili” è caccia grossa allo psicologo e allo psichiatra specializzato in adolescenti, che cerchi di spiegare la sua inspiegabile esperienza quotidiana in mezzo ai suoi inspiegabili piccoli amici. Tra i più gettonati c’è Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro a Milano, protagonista della quinta puntata della corposa inchiesta, non a caso intitolata «Amico fragile», di Elena Stancanelli sulla “Stampa” (29/5), pubblicata proprio mentre il sedicenne di Abbiategrasso accarezzava la sua prof con il coltello di papà. E forse, in parte, serve a cominciare a spiegare anche quel gesto, perché è comune negli adolescenti precipitati nel dolore infliggersi del male. «L’angoscia che prende la forma dei gesti estremi – scrive Stancanelli – qui al Minotauro non viene affrontata come una patologia ma come una manifestazione perversa del dolore». Recita il sommario: «Nella società post-narcisistica gli adolescenti si sentono vuoti e mai all’altezza delle aspettative. L’autolesionismo e il ritiro sociale sono manifestazioni di quel dolore». Abbiategrasso: quando i poliziotti sono entrati nell’aula, il ragazzo era coperto di sangue per ferite auto-inflitte; forse, poiché di “perversione” si tratta, colpendo la prof stava colpendo sé stesso. Altro gettonatissimo è Umberto Galimberti (“Stampa”, 31/5) che sintetizza il suo pensiero in una frase molto lunga ma, riuscendo ad addomesticarla, esaustiva: le ragioni del malessere di tanti ragazzi «vanno cercate nel collasso educativo della famiglia e della scuola, avvenuto con il progressivo passaggio dalla società della disciplina che si regolava sul ciò che era permesso e ciò che era proibito, alla società dell’efficienza e della performance spinta, spesso misurata dal numero dei like e dei follower a cui viene affidata la propria identità, spesso accompagnata da un senso di insufficienza per ciò che si vorrebbe essere e non si riesce a essere a partire dalle attese altrui, dalle quali ciascuno misura il valore di se stesso». Che fare? I pareri fioccano e si contraddicono, come con Vittorio Feltri su “Libero” (1/6): «I genitori servono più degli psicologi»; e con Christian Raimo su “Domani”: «Classi più piccole e insegnanti con formazione in psicologia». E se mancassero pure genitori (naturalmente) psicologi? © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: