giovedì 18 gennaio 2018
In questi giorni ho conosciuto alcune persone che si sono proposte come famiglie tutrici per accogliere minorenni non accompagnati provenienti da ogni parte del mondo. Per farlo devono frequentare corsi di formazione e rendersi disponibili accettando l'idea di non poter in futuro contare sui ragazzi che incontreranno dal momento che non si tratta di un'adozione vera e propria, ma soltanto di un supporto affettivo, economico e sociale. I beneficiari sono abbastanza grandi e, in molti casi, hanno già una famiglia, seppure lontana o dispersa, quindi è molto probabile che si limiteranno a trascorrere un periodo insieme agli adulti che hanno deciso di prenderli in carico, sostenendo le necessità pratiche ed emotive che potranno avere, pronti a ripartire per altri lidi se non addirittura a tornare indietro. Mi è sembrato un gesto di notevole generosità da parte di chi si è offerto: un mettersi a disposizione senza pensare all'eventuale ricompensa. Certo si spera possa nascere un legame profondo, da una parte e dall'altra, ma non è detto che ciò accada. Anzi, inutile negarlo, sono prevedibili più beghe che gioie. Queste donne e questi uomini, spesso attempati e carichi di esperienze anche negative, a mio avviso rappresentano una ragione di speranza per tutti noi. È proprio da loro che dovremmo ripartire.
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