I cristiani in Rete e l'epidemia: giornata del malato di coronavirus
mercoledì 12 febbraio 2020
La "data di nascita" dell'attuale epidemia di coronavirus è il 31 dicembre 2019, quando a Wuhan ne viene segnalato il ceppo 2019-nCoV. Il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del malato 2020, che si è celebrata ieri, è del 3 gennaio. Scritto prima che "coronavirus" diventasse una parola e una paura onnipresenti nella comunicazione pubblica, non le contiene. Ma molte voci credenti – racconta la Rete – si sono "accorte" di questo inevitabile sfasamento e hanno cercato di colmarlo, ponendo i malati di coronavirus tra i protagonisti della Giornata. Per prima, la voce dei vescovi dei Paesi più colpiti: l'agenzia Fides ( bit.ly/2w9ZedB ) riferisce che nel messaggio pubblicato per l'11 febbraio dalla Federazione delle conferenze episcopali dell'Asia si affidano «tutte le vittime del coronavirus a Nostra Signora della Salute, la Madonna di Lourdes». In Italia, la Comunità di Sant'Egidio ( bit.ly/37ertop ) ha organizzato a Milano un incontro di preghiera.
Durante l'omelia della Messa celebrata domenica all'ospedale di Cona l'arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, ripreso da Faro di Roma ( bit.ly/2HqY6EZ ), ha fatto riferimento all'«emergenza sanitaria che coinvolge il mondo», sottolineando «come dalla sofferenza, dalla malattia, soprattutto se sconosciuta o in mancanza di cure, emerga immediatamente la paura, il senso di impotenza». Infine, Giorgio Bernardelli, sul blog Vino Nuovo ( bit.ly/2SjcTaX ), ha suggerito di cogliere «le provocazioni del coronavirus per interrogarci su quale sia uno sguardo davvero cristiano davanti a un evento come l'epidemia». Ricordando, attraverso le «generazioni di santi che hanno donato la propria vita tra gli ammalati di peste, di tifo o di tubercolosi», che «non sta nella quarantena la salvezza dell'uomo», ma che «a custodirci davvero sarà sempre e soltanto la cura di chi sceglie di chinarsi sulle piaghe del fratello».
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