«Il centravanti è stato assassinato verso sera», recita il titolo del romanzo di Manuel Vázquez Montalbán. I centrocampisti Bruno Beatrice e Denis Bergamini sono stati uccisi trent'anni fa ma ancora non si conoscono i colpevoli. Beatrice, è morto nel 1987, a 39 anni, stroncato da una leucemia causata da un ciclo scellerato di raggi Roentgen. «Glieli fecero per guarire da una pubalgia quando giocava nella Fiorentina», denunciò ad “Avvenire”, la moglie, Gabriella Bernardini. Gabriella è una delle tante vedove delle “morti bianche” del calcio italiano rimasta da sola, abbandonata, prima di tutto dall'omertoso mondo del pallone italico. Beatrice rientra in una serie di morti misteriose che ebbero il loro apice nel “giallo Viola”: la Fiorentina degli anni '70. Una delle società, quella viola, interessate a Bergamini del Cosenza, stagione calcistica 1988-'89. L'ultima crudele annata prima di finire la sua corsa sotto un tir che trasportava tonnellate di frutta. Nemmeno un osso rotto, né un graffio sul cadavere del giovane Denis. Lo volevano far passare per un suicida. «Il calciatore suicidato», scrisse Carlo Petrini, innescando il sospetto che quello di Bergamini fosse un altro giallo, con tanto di mandanti e colpevoli, tuttora in libertà. Così, i due centrocampisti sono stati assassinati tutte le sere di questi ultimi trent'anni in cui i riflettori si sono spenti sulla verità, senza ombra di giustizia.
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